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Tesi
di laurea ASPETTI GEOMORFOLOGICI, AMBIENTALI E STORICI DELLA PIANA ALLUVIONALE DEL FIUME CESANO IN RELAZIONE AL RITROVAMENTO DELLA FORESTA FOSSILE |
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Paleolitico inferioreAllo stato attuale delle ricerche preistoriche, sembra di poter affermare che la culla dell’umanità sia stato il continente africano, e più precisamente le savane dell’Africa orientale. Nell’imponente giacimento di Olduvai, in Tanzania, furono rinvenuti, a partire dal 1959, i resti scheletrici di due forme ancestrali umane o protoumane con accanto un’industria litica grossolana, costituita da strumenti ricavati da ciottoli; una serie di caratteri le avvicinano all’uomo, ma la capacità di fabbricare strumenti è da considerare l’attributo più valido per essere definito “umano”. Questi esseri, pur con delle varianti proprie, fanno parte del gruppo degli Australopiteci, termine con il quale sono state definite alcune forme di primati rinvenute, a partire dal 1924, in varie località dell’Africa meridionale, ma che, essendo prive di industrie, avevano suscitato perplessità circa l’attributo di umane. Questi ominidi primitivi risalgono alla base del Quaternario con la più antica cultura, chiamata “pebble culture”: comprendente strumenti lavorati sommariamente su una sola faccia (choppers) o sulle due facce (chopping-tools) di un ciottolo, nonché schegge con segni d’utilizzazione. E’ probabile che dal tipo più evoluto di strumento su ciottolo, il chopping-tool, attraverso graduali passaggi si sia pervenuti alla realizzazione di quel manufatto che costituisce la principale caratteristica del Paleolitico inferiore, cioè lo strumento di forma grosso modo ovaleo a mandorla (da cui il nome di amigdala), ritoccato mediante scheggiature su ambo le facce (tecnica di lavorazione cosiddetta “bifacciale”), dapprima grossolano e con margini sinuosi (facies abbevilliana), poi assottigliato con profilo regolare e ritocchi molto accurati (facies acheuleana). L’acheuleana, è l’industria più evoluta e quella più ampiamente diffusa. Durante il Paleolitico inferiore si ha l’evoluzione da Homo habilis a Homo erectus: la fronte è sempre sfuggente, gli archi sopraccigliari prominenti e il mento assente, ma aumentano l’altezza ed il volume cerebrale (800-1.200 cm³) e la posizione è pienamente eretta. L’Homo erectus viveva in piccoli gruppi mobili, fermandosi ciclicamente, e piuttosto a lungo, in insediamenti all’aperto e in grotta. S’incomincia a sviluppare la capacità di forgiare utensili di pietra, che permettono all’ominide di costruire armi da difesa e utensili che lo favoriscono nella lotta per la sopravvivenza. La nascita di questa “tecnologia” è molto importante perché tutto ciò che rimane a noi, vale a dire l’industria litica, è spesso l’unica traccia delle popolazioni primitive che ha resistito all’usura del tempo. I resti paleobotanici e paleofaunistici sono insufficienti per ricostruire l’ambiente in cui vissero i primi gruppi di ominidi. Purtroppo molto scarsi sono i resti degli esseri umani cui si devono le industrie del Paleolitico inferiore: si tratta comunque di forme ben più evolute degli Australopiteci, alcune ancora allo stadio di preominidi (i Proantropi), come il Pitecantropo di Giava e un tipo simile trovato in Africa a Olduvai oppure come il Sinantropo trovato in Cina e l’uomo Mauer in Germania. A questi si aggiungono due resti fossili coevi dei precedenti, ma con caratteri che li differenziano notevolmente da essi e li avvicinano alle forme più evolute dell’umanità, cioè l’uomo di Swanscombe (Inghilterra) e quello di Fontéchevade (Francia), detti Profanerantropi. Per queste età remote viene comunemente impiegato il termine “industria”, dato che non si conosce quasi nessun altro aspetto della loro attività sia materiale che spirituale se non quella litica. Prevalentemente nomadi, essi conoscevano l’uso del fuoco, vivevano di caccia, anche a grandi mammiferi come l’elefante e di raccolta di vegetali spontanei, soggiornavano soprattutto lungo le rive dei grandi fiumi o dei laghi. Infatti, le industrie di questo periodo provengono generalmente da giacimenti all’aperto o alluvionali; tuttavia, per quanto rare, si hanno stazioni anche in grotta e tracce di fondi di capanne entro formazioni mindeliane. Queste ultime scoperte sembrano attestare la capacità di trovarsi ripari naturali o costruirsi dei rifugi. Quanto alle testimonianze di manifestazioni a carattere spirituale di questi uomini primitivi sembra attestata l’esistenza di un particolare rito funebre, consistente nella conservazione dei crani dei defunti. E’ assolutamente impossibile avanzare ipotesi circa l’entità del popolamento umano sulla Terra. La diffusione stessa delle industrie su ciottolo dimostra che anche esseri ad un livello così basso, quale era quello degli Australopiteci, possedevano già quella dote che distingue l’uomo dall’animale, e che consiste nella possibilità d’adattamento ad ambienti e climi diversi. Non si è ancora potuto trovare una spiegazione dell’esistenza di due distinti complessi industriali: quello con bifacciale e quello con scheggia. Non si può ricorrere né a differenti attività, poiché il genere di vita era uguale, né ad ambienti naturali diversi, né a tipi fisici diversi. E’ certo che la grande industria amigdalare ha avuto un processo evolutivo molto superiore a quello dell’industria su scheggia: mentre quest’ultima rivela un carattere “conservatore” nel largo impiego di manufatti della “pebble culture”, quella bifacciale diventa sempre più “raffinata”, sia dal punto di vista tecnico, che morfologico. |
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