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Tesi
di laurea ASPETTI GEOMORFOLOGICI, AMBIENTALI E STORICI DELLA PIANA ALLUVIONALE DEL FIUME CESANO IN RELAZIONE AL RITROVAMENTO DELLA FORESTA FOSSILE |
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Età del rame o EneoliticoL’età neolitica ebbe una durata variabile a seconda delle diverse aree geografiche, e il suo termine coincide con la scoperta e l’utilizzazione del primo metallo: il rame. Sembra che la scoperta sia avvenuta nell’Asia occidentale, dove in culture dell’Anatolia e dell’Iraq, risalenti alla fine del VI millennio, si fabbricavano già dei manufatti di rame, consistenti in piccoli oggetti come spilli o perle ornamentali. La pratica della metallurgia, cioè la lavorazione del metallo fuso, fu invece conosciuta intorno al 4.000 a.C., epoca in cui la cultura irachena fabbricava già le asce di rame. Tuttavia questo metallo, per la sua morbidezza, doveva avere una scarsa funzionalità; così non solo si continuò a fabbricare armi litiche, ma si sviluppò una tecnica molto perfezionata con la quale si ottennero punte di freccia, di lancia e pugnali con un ritocco quanto mai accurato. A questo largo impiego della pietra come materia prima si deve appunto il termine di Eneolitico, generalmente preferito a quello di età del Rame. Grazie ai gruppi di commercianti e dei navigatori provenienti dal Mediterraneo orientale l’uso del rame si propagò velocemente in tutta Europa. L’intenso traffico marittimo diffuse nel corso del III millennio a.C. un notevolissimo impulso allo sviluppo economico e culturale del Mediterraneo centroccidentale, dove fiorirono nuove splendide civiltà. L’aumento della popolazione e la minore disponibilità dei territori da sfruttare dal punto di vista agricolo, avevano determinato l’incremento della pastorizia, mentre la competizione per il possesso delle terre sia da coltivare sia da adibire a pascolo aveva assunto un carattere sempre più bellicoso. La stessa struttura sociale subì di conseguenza un mutamento: l’importanza presa dalla componente maschile nella difesa della comunità provocò la scomparsa del culto dedicato alla divinità femminile. Si affermò particolarmente il rito dell’inumazione collettiva, associato al culto di una dea-madre, che fu preferita a quello della sepoltura individuale in semplici fosse o in ciste litiche. Oltre a tombe in grotticelle artificiali scavate nella roccia oppure in costruzioni circolari di pietre a secco, si sviluppò ben presto un’architettura funeraria assai complessa, con costruzioni erette con grandi blocchi di pietra e chiamate perciò megalitiche o dolmen. Al culto della dea-madre erano legate le stele antropomorfe e gli idoletti marmorei di tipo cicladico. |
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