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Osservazioni conclusive
La
presente ricerca ha portato alle seguenti principali conclusioni:
- Il substrato sepolto sotto le alluvioni del fiume Cesano ha un andamento
irregolare costituito da paleoalvei e dossi sepolti. Si evidenziano
oltre al canale principale anche due alvei secondari.
- Il successivo riempimento del truogolo vallivo è avvenuto per un sovrapporsi
di episodi erosivo-deposizionali secondo meccanismi di cut and fill.
Tali processi hanno prima sepolto poi eroso la piana argillosa dove
si è impostata la foresta fossile.
- Si evidenziano costantemente due episodi argillosi, conseguenza di
bassa energia del fiume. L’episodio più profondo è caratterizzato da
spessori maggiori, i quali possono arrivare fino ai due metri e da uno
strato successivo di ghiaia che lo ha eroso; mentre quello più recente
presenta spessori minori e dai dati dei tecnici si presuppone un deposito
rimaneggiato e i resti di frustoli presumibilmente fluitati.
- Sulla base del profilo, delle sezioni e anche sulla base delle possibili
perturbazioni tettoniche successive alla foresta fossile, che possono
avere modificatole quote dei due vari livelli argillosi, si è ricostruita
la distribuzione areale e laterale della foresta fossile.
- Dallo studio storico-archeologico è risultato importante e interessante
la ricerca e l’analisi della zona di confluenza del Rio Freddo con il
fiume (località Molino del Perugino) e del torrente Nevola con il Cesano
(Nidastore). Quasi tutti i reperti sono stati localizzati in questi
due siti archeologici, e si presuppone che l’ominide del tempo trovasse
queste aree di confluenza molto vantaggiose per la sua caratteristica
di cacciatore-raccoglitore. Tali spazi delimitati dal fiume e dagli
affluenti risultavano utili per la presenza costante dell’acqua, per
l’esistenza di piane alluvionali terrazzate e per la formazione naturale
di strutture di protezione come il pianoro, che fabbricava forme difensive
che l’uomo preistorico sfruttava nei confronti degli animali feroci.
- Dallo studio fatto sugli utensili si evince che esiste un preciso
rapporto tra le variazioni del peso medio degli utensili e il periodo
di tempo trascorso. All’incremento della popolazione è corrisposto un
miglioramento delle tecniche, una diminuzione della quantità di selce
per persona e un aumento del numero di utensili, che portano ad ipotizzare
un crescita lineare della popolazione preistorica col passare del tempo.
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