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Tesi
di laurea ASPETTI GEOMORFOLOGICI, AMBIENTALI E STORICI DELLA PIANA ALLUVIONALE DEL FIUME CESANO IN RELAZIONE AL RITROVAMENTO DELLA FORESTA FOSSILE |
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PaleoliticoIl Paleolitico o “età della pietra antica” è quel periodo preistorico, i cui limiti cronologici (circa 1.850.000-9.500 anni fa) coincidono con la durata del Pleistocene, la prima fase dell’ultima e attuale era geologica: il Quaternario. Durante questa fase, caratterizzata da quattro principali glaciazioni (Günz, Mindel, Riss e Würm), alternate a periodi più caldi (interglaciali), si ha la comparsa dell’uomo, circa 1.850.000 anni fa, in Africa: si tratta dell’Homo habilis. Questo primo ominide, alto circa 1.20 m, aveva fronte sfuggente, faccia prognata (con mandibola sporgente) ed era dotato di limitato volume cerebrale (ca. 500 cm³ contro i 1.500 cm³ dell’uomo moderno), ma camminava eretto a differenza dell’Orrorin Tugenensis, che corrisponde alla prima specie dei primati, e sente la necessità di lavorare la pietra per ottenere utensili. Man mano che l’uomo procede attraverso i differenti stadi evolutivi, la produzione di utensili in pietra di selce si diversifica e si fa progressivamente più complessa. I primi manufatti sono ciottoli scheggiati mediante percussione, in modo da renderli taglienti (choppers); i ciottoli vengono accuratamente lavorati con successive scheggiature da entrambi i lati, ottenendo in tal modo i bifacciali, per poi arrivare a manufatti come punte, lame, raschiatoi utilizzati per lavorare il legno e squartare la selvaggina (Fig. 12). Tutto il Paleolitico è caratterizzato da un clima in cui si alternano fasi molto fredde e aride, durante le quali la vegetazione è di tipo erbaceo (tundra o steppa), e altre più calde e umide, in cui compare una vera e propria copertura arborea (pini, cedri, abeti, querce, tigli, salici, betulle …). Le forme animali, sostanzialmente quelle apparse nell’era precedente (Cenozoico), si spostano secondo le condizioni climatiche. Sono mammiferi con caratteri ormai decisamente moderni: equidi, cervidi e bovidi (una delle poche specie ad estinguersi, con la fine dell’ultima glaciazione e il ricostituirsi della foresta, fu quella del mammouth, tipico animale da prateria). Durante gli stadi più freddi, questi mammiferi riuscivano a sopravvivere nelle zone limitrofe alle calotte ghiacciate, ed erano preda di piccoli gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori. Sembra che l’uomo all’inizio si sia limitato ad una semplice predazione delle carogne; poi progressivamente mise a punto tecniche venatorie sempre più specializzate. Gli animali cacciati sono bisonti, rinoceronti, orsi, elefanti, ippopotami, e ancora cavalli, uri, cervi, cinghiali, che provano come anche qui predominassero varie estensioni di prateria, ma non mancassero zone boschive o cespugliose (pino, quercia, ginepro, faggio, abete …). La preda veniva subito squartata e fatta a pezzi, e in parte consumata sul posto. Frequenti sono anche rudimentali processi di essiccamento e affumicatura. Accanto alla caccia, altra forma di sussistenza era la raccolta di prodotti naturali, quali cibi vegetali, molluschi, uova di uccello … L’organizzazione del lavoro non era rigida, ma si basava sulla collaborazione tra i vari membri del gruppo e sull’interscambiabilità dei ruoli. In pratica assente la specializzazione. Le conoscenze tecniche erano patrimonio comune: nella produzione di strumenti, ognuno provvedeva alle proprie necessità. La forma sociale all’interno del gruppo era di tipo tribale, sostanzialmente egualitaria, costituita da gruppi molto ridotti nel numero dei componenti, e molto dispersi nel territorio. La mobilità continua di queste “bande” richiedeva la presenza costante di un campo-base, all’aperto o in grotta. Sembra che questi spostamenti fossero pianificati, come testimoniano siti all’aperto con numerose fasi di insediamento successive. Il Paleolitico viene ulteriormente suddiviso in tre fasi:
le quali vengono singolarmente studiate. |
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