Tesi di laurea
ASPETTI GEOMORFOLOGICI, AMBIENTALI E STORICI

DELLA PIANA ALLUVIONALE DEL FIUME CESANO
IN RELAZIONE AL RITROVAMENTO DELLA FORESTA FOSSILE

Frontespizio
Premessa
Aspetti geografici
Iquadramento geologico
Tettonica
Serie statigrafica
Inquadramento geomorfologico
Elaborazione dati
      La carta geomorfologica della piana del fiume Cesano
      Le sezioni trasversali del fiume Cesano
      Il profilo longitudinale del fiume Cesano
Inquadramento storico
       Presentazione storico-archeologica
      Aspetti preistorici
      Paleolitico
            • Paleolitico inferiore
            • Paleolitico medio
            • Paleolitico superiore
      Mesolitico
      Neolitico
      Età del rame o Eneolitico
      Età del Bronzo
      Età del ferro
Scheda sul mousteriano o musteriano
Scheda sull'Homo Sapiens Neanderthalensis
Distribuzione del popolamento nella valle del Cesano
La Foresta Fossile della Valle del Cesano
      Introduzione
      Ricerca dati
      Descrizione percorso
Osservazioni conclusive
Bibliografia
 AdattamentoWEB Ing. David Guanciarossa
Descrizione percorso

Il punto di partenza è segnato dall’estratto degli Atti della Società dei naturalisti e matematici di Modena del 1916 di Ugo Rellini intitolato Aggiunte alla fauna pleistocenica italiana, consigliato dall’archeologo dott. Baldelli. Il Rellini comunica notizie riguardo ad alcuni ritrovamenti di fauna pleistocenica presente nella Valle del Cesano: "Nell’estate del 1913 venivo a conoscere che tale Sante Giacomelli, facendo uno scasso in un suo fondo nella località Miralbello, a qualche chilometro da San Lorenzo in Campo, aveva raccolto alcune ossa fossili e selci scheggiate…Parte delle ossa spettano all’Ovis aries fossilis, come specialmente si deduce da qualche dente molare. Ma è specialmente da segnalare porzione di teschio del Cervus euryceros, o Megacero… Le selci che il Giacomelli mi presentava come raccolte insieme col detto resto, sono indubbiamente lavorate. Sono lame a larghe scheggiature, solo su una faccia, e due almeno presentano le più tipiche caratteristiche delle cuspidi musteriane…Qualche saggio di queste selci raccolsi io stesso nel cavaticcio estratto dal Giacomelli, non ho quindi ragione di dubitare della sua asserzione. Qualche altro saggio raccolsi, percorrendo un fondo attiguo, e nel letto stesso del fiume.".

La ricerca sulla verità riportata dallo scritto è incominciata facendo visita al figlio di Sante Giacomelli. Si è così scoperto che Sante si chiamava Angelo. Giulio Giacomelli, figlio di Angelo, è nato nel 1912 ed abita ancora nella casa paterna omonima. Dai suoi ricordi di bambino emerge una situazione simile a quella riportata dal Rellini: Angelo con l’aiuto di sua moglie Filomena Savelli stava portando a termine uno scasso vicino alla suddetta casa quando il lavoro fu interrotto perché Filomena con la zappa prese una pietra e la ruppe, risultò poi essere un osso della parte posteriore o coccige di un animale. L’accaduto risale più o meno al 1911-12. Oltre a questo ritrovamento Giulio Giacomelli si ricorda che anche altri oggetti sono stati recuperati nei campi dopo l’aratura, ma il vero tesoro di preziosi usciva dopo il trabocco del Cesano: anelli d’oro, monete di bronzo, spille…

Dopo circa 20 anni nelle campagne di San Lorenzo in Campo passò un raccoglitore di antichità di nome Ovidio Staurenghi, il quale comprò l’osso insieme ad altri pezzi e promise ad Angelo Giacomelli che "il suo nome sarebbe stato riportato sui libri di tutto il mondo". Non poteva mancare per completare il tutto una indagine su Ovidio Staurenghi: collezionista di antichità e proprietario di una seteria a Fossombrone e nulla di più.

Nell’estratto di Rellini compare anche il nome di un ex sindaco di San Lorenzo in Campo Alessandro Mariani, che era possidente di un fondo "in località Palerno, sulla destra del Rio Freddo, il quale raccoglieva una vertebra caudale di Delfinide, evidentemente strappata alle formazioni plioceniche della regione". La verità trovata sul posto era che la località dove abitava Alessandro Mariani era denominata Fareneto e non Palerno; il fondo di Mariani confina con il Rio Freddo; la ex casa di Mariani da più di 20 anni è stata venduta e sia le nipoti di Alessandro e sia i Piersanti, loro vicini, non hanno nessun tipo di ricordo legato al ritrovamento.

E’ necessario porre attenzione anche al reperto “fantasma”, che è o il Cervus euryceros o il Megaceros hibernicus (Fig. 20) o semplicemente il megacero. Questo cervo gigantesco aveva grandi corna palmate con le quali arrivava a misurare tre metri di lunghezza, era di origine asiatica ed è uno degli elementi faunistici che testimonia la discesa in Europa di animali adattati a climi relativamente più freddi e abituata a vivere nei campi aperti ed estinta con l’ultima glaciazione. Rellini fu il primo a far pervenire notizie sul cervide nei vari scritti del Bullettino di Paletnologia Italiana (Bullettino di Paletnologia Italiana, Roma; 1916; 1925, anno XLV; agosto1929, anno XLVIII; 1941-42): i resti del cervide, contemporaneo dell’uomo dell’età musteriana, sono stati rinvenuti a Miralbello, località di San Lorenzo in Campo. Altre testimonianze scritte sono arrivate fino a noi, ma sempre con la stessa quantità e qualità d’informazioni. E’ stata portata a termine una ricerca molto approfondita, sempre sotto la guida del dott. Baldelli, sull’animale in questione. Con questa indagine si è arrivati ad interpellare il personale dell’ex Convitto Nazionale “A. Savoia duca d’Aosta” di Tivoli, del Liceo classico “A. Savoia” di Tivoli e del Liceo scientifico “Spallanzani” di Tivoli, poiché si pensava che il paletnologo romano avesse donato a uno di questi istituti la sua raccolta personale; ma fu inutile perché non si ebbe nessun riscontro.

Se il megacero è l’animale delle fasi glaciali del Pleistocene superiore il bisonte è l’animale rappresentativo del tardo Pleistocene e Olocene, quando il clima diventa più mite e simile all’attuale. Giorgi (1953, 1981) ricorda nel suo libro Suasa Senonum che nella località Miralbello, Molino del Perugino, è stato rinvenuto il cranio litificato del Bison priscus, il quale viene conservato ed esposto nell’attuale Museo del Territorio di San Lorenzo in Campo. Nello stesso deposito alluvionale, dov’era situato il cranio, sono state trovate anche selci musteriane (testimonianza di sincronia).

La zona, in questo periodo, era abitata da numerosi mammiferi. A conferma di ciò sta il ritrovamento, nel giugno 1976, di un grosso corno di Bos primigenius, rinvenuto a circa 4 Km più a sud, presso il ponte che conduce dalla statale 424 Cesanese a Corinaldo ed anche il medesimo è esposto al Museo del Territorio di San Lorenzo in Campo. Altro materiale rinvenuto nella località Molino del Perugino:

ciottolo con margine tagliente, presenza di scheggiatura su ambo le facce, giacitura secondaria, riconosciuta da margini arrotondati dal trasporto subito

  1. raschiatoio convergente rettilineo con tallone a faccette di selce nera con ritocco semplice profondo bilaterale
  2. raschiatoio denticolato su calotta di ciottolo
  3. becco-punta (perforatore) su scheggia

Nelle varie opere si fa riferimento al Museo Archeologico Nazionale di Ancona, al Museo delle Origini Università degli studi di Roma “La Sapienza”, al Museo Nazionale preistorico ed etnografico “ L. Pigorini” di Roma.

La direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Ancona dott.ssa Silvestrini si è resa molto disponibile e ha permesso di visionare il materiale presentandolo personalmente e facendo corredo di foto riguardanti la “raccolta Monti” (Fig. 21). I reperti di Nidastore della raccolta Monti-Anselmi, unici presenti nel Museo che riguardano il periodo in riferimento, sono stati solo inventariati e registrati, ma mai né studiati, né datati. La dott.ssa Silvestrini conferma "presenza di oggetti con foggia di tipo Paleolitico medio". L’intera raccolta posseduta dal museo è collocata nel proprio deposito con il numero d’inventario e contiene:

  • 6 casse di oggetti (selci, ceramiche, fittili…) lasciate dal Monti-Anselmi nel 1892
  • n. 8988 : bifacciale (Fig.22)
  • n. 9006 (scatola rosa) : serie di lame (forse provenienti da scavo) trovate in situ, che implicano una officina di lavorazione di selce proveniente dallo stesso nucleo.
  • n. 9023 (scatola beige) : serie di lame, provenienti da scavo.

Nel Museo Nazionale preistorico ed etnografico “L. Pigorini” di Roma sono stati rintracciati oggetti musteriani donati da Agostino Monti nel 1886 e ritrovati a San Lorenzo in Campo, ma informazioni più dettagliate non esistono.

L’allestimento del nuovo Museo delle origini Università degli studi di Roma “La Sapienza” è stato inaugurato nel 1992, i reperti esposti provengono dalla collezione di Rellini, e l’unico pezzo della val Cesano è scomparso dagli elenchi da qualche tempo.

Il materiale preistorico raccolto, studiato e organizzato da un gruppo di ragazzi guidato dal parroco don Araldo Angeloni di San Lorenzo in Campo ha assunto una notevole importanza e risulta di alto interesse per la prosecuzione dello studio. Tutte le informazioni, notizie, localizzazioni dei reperti sono stati riportati fedelmente nell’opera di Giuseppe Damiani, intitolata Preistoria nella Val Cesano, dove prende in esame tutta la preistoria vissuta dall’uomo lungo il fiume Cesano nel tratto amministrativo di San Lorenzo in Campo. La parte che interessa maggiormente è riportata all’inizio, comprendente le prime tre schede e le foto corredate. Le stazioni dove sono stati trovati i resti dell’attività umana del paleolitico medio sono concentrati nella zona di San Lorenzo in Campo, denominata Miralbello. In questa area i resti sono stati trovati lungo una scarpata in un deposito di ghiaia ricoperto da sabbie gialle e da altri strati di ghiaia. In questo deposito si rinvengono associati utensili di diversi complessi culturali, quasi tutti attribuibili al paleolitico medio. Probabilmente durante l’interglaciale Riss-Würm l’aumento di temperatura fuse le nevi e i ghiacciai, che si trasformarono in acqua: queste grandi masse d’acqua ingrossarono il Cesano, sconvolgendo i giacimenti superficiali e trasportando e depositando grandi quantità di ghiaia e di altri materiali.

Importanti deduzioni di Damiani vengono riportati tramite dei grafici. Le rappresentazioni mostrano come il numero degli utensili fabbricati per anno sia inversamente proporzionale al peso medio degli utensili e sia direttamente proporzionale al passare del tempo. Questi dati possono essere spiegati assumendo che la quantità di selce disponibile nel territorio fosse costante e inferiore a quella necessaria. In questo modo è possibile che all’aumento della popolazione sia corrisposto un miglioramento delle tecniche, una diminuzione della quantità di selce presente nel territorio per persona e un aumento del numero di utensili. Ipotizzando, che il numero degli utensili sia direttamente proporzionale al numero delle persone si può osservare che la popolazione è cresciuta in modo lineare con il passar del tempo.

“ Nelle Marche le testimonianze più antiche della presenza umana sono rappresentate dagli strumenti e dalle industrie litiche dei gruppi cacciatori raccoglitori, che popolarono la regione nel Paleolitico inferiore-medio.

Tali testimonianze, come del resto altrove, forse anche per la casualità dei rinvenimenti, sono veramente scarse. Mancano dati essenziali quali i resti faunistici per la ricostruzione delle condizioni paleoambientali in cui vissero tali gruppi umani.

I reperti del Paleolitico medio trovati in situ sono posti in strati di argille brune, ma anche in argille sabbiose brune con intercalazioni di lenti di pietrisco.” (Lollini).