Tesi di laurea
ASPETTI GEOMORFOLOGICI, AMBIENTALI E STORICI

DELLA PIANA ALLUVIONALE DEL FIUME CESANO
IN RELAZIONE AL RITROVAMENTO DELLA FORESTA FOSSILE

Frontespizio
Premessa
Aspetti geografici
Iquadramento geologico
Tettonica
Serie statigrafica
Inquadramento geomorfologico
Elaborazione dati
      La carta geomorfologica della piana del fiume Cesano
      Le sezioni trasversali del fiume Cesano
      Il profilo longitudinale del fiume Cesano
Inquadramento storico
       Presentazione storico-archeologica
      Aspetti preistorici
      Paleolitico
            • Paleolitico inferiore
            • Paleolitico medio
            • Paleolitico superiore
      Mesolitico
      Neolitico
      Età del rame o Eneolitico
      Età del Bronzo
      Età del ferro
Scheda sul mousteriano o musteriano
Scheda sull'Homo Sapiens Neanderthalensis
Distribuzione del popolamento nella valle del Cesano
La Foresta Fossile della Valle del Cesano
      Introduzione
      Ricerca dati
      Descrizione percorso
Osservazioni conclusive
Bibliografia
 AdattamentoWEB Ing. David Guanciarossa

INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

Numerosi sono i lavori riguardanti l’evoluzione dei bacini fluviali nelle Marche. Solo recentemente sono stati effettuati studi particolareggiati del reticolo idrografico sull’orientazione dei corsi d’acqua su base statistica e sulla morfologia dei pattern di drenaggio (Nesci e Savelli, 2000; Mayer et alii, 2000)

I primi ad occuparsi del reticolo idrografico nord-marchigiano sono Crescenti (1972), Guerrera et alii (1978), Nesci et alii (1979). Il primo giustifica le deviazioni fluviali come dovute all’effetto della rotazione terrestre sui corpi in movimento, i secondi interpretano in chiave essenzialmente tettonica l’andamento e le deviazioni delle aste fluviali principali. Mazzanti e Trevisan (1978) interpretano l’andamento del reticolo idrografico dell’Italia centrale come il risultato di un meccanismo complesso di sovrimposizione seguita da antecedenza, guidato dalla progressiva deformazione tettonica del substrato (Fig. 7). Boccaletti et alii (1984) e Ciccacci et alii (1985) hanno riferito l'impostazione delle principali valli marchigiane a fenomeni dapprima di antecedenza e poi di sovraimposizione favoriti dalla persistente attività di linee tettoniche trasversali dell’Appennino. Nanni e Vivalda (1987) affermano che il reticolo è condizionato da movimenti differenziati di blocchi delimitati da faglie trasversali antiappenniniche; essi affermano inoltre che la tettonica trasversale non solo ha condizionato la sedimentazione plio-pleistocenica ma ha anche sensibilmente influito sull’evoluzione geomorfologica dell’area ed in particolare delle pianure alluvionali. Dello stesso parere sono Dramis et alii (1992), che però evidenziano maggiormente l’importanza di determinati elementi strutturali trasversali e il ruolo che essi hanno avuto nell’intera evoluzione della regione marchigiana. Anche Guerricchio (1990) attribuisce a cause tettoniche l’andamento della rete idrografica nel versante adriatico anche se la sua interpretazione non tiene conto di molto lavori precedenti che avanzano le stessi interpretazioni. Nel suo recente libro di Geomorfologia strutturale, Bartolini (1992) fa un quadro generale sulle interpretazioni del reticolo marchigiano riassumendo le varie interpretazioni e dando un contributo 0personale alla comprensione di alcuni tratti di fiumi marchigiani. Il Bacino del fiume Cesano è stato studiato dal punto di vista geomorfologico da Coltorti (1991), da Calderoni et alii (1991) e in lavori più generali dagli Autori citati precedentemente.

Lo studio geomorfologico si è articolato in più fasi, che hanno permesso di ricostruire una carta geomorfologia tematica, a scala 1:25.000, elaborando e analizzando foto aeree, sondaggi stratigrafici e informazioni presenti all’interno dell’Istituto di Geologia.

Esaminando tutto il territorio oggetto dello studio, salta subito all’occhio una significativa asimmetria del reticolo idrografico e sulla distribuzione dei terrazzi alluvionali sui due opposti versanti, a destra e a sinistra del fiume. In sinistra idrografica sia i corsi d’acqua che l’estensione delle piane terrazzate sono maggiori. Si può accennare che le cause dell’asimmetria possono dipendere da numerosi fattori, ma nel caso particolare i due opposti versanti presentano in massima parte la stessa litologia e giacitura, pertanto l’asimmetria non sembra imputabile a fattori strutturali bensì all’erosione fluviale rivolta prevalentemente verso sud. Dato che tale asimmetria è marcata anche dal maggiore sviluppo degli affluenti di sinistra, il tutto concorre a considerare una migrazione verso SE del Fiume. Tale migrazione sarebbe causata dal sollevamento dell’area compresa tra il basso Metauro e il basso Cesano (Guerrera et alii, 1979). La presenza di movimenti di massa nel versante di destra portano ad avvalorare questa ipotesi anche se i fattori che determinano il grado e le modalità della degradazione sono principalmente la struttura e la plasticità dei materiali argillosi. I pendii argillosi mostrano tutta la gamma di fenomeni che vanno dalle forme calanchive al colamento vero e proprio. Dove i livelli arenaci o calcarei sono prevalenti si osservano invece nette scarpate di erosione meteorica e sono frequenti fenomeni di crollo e di scivolamento di blocchi lapidei poggianti su letti pelitici. Nel territorio sono stati individuati diversi terrazzi alluvionali. Nella parte sinistra del corso fluviale s’individua la sequenza completa dei terrazzi con le seguenti caratteristiche geometriche e litologiche: i terrazzi del primo ordine sono costituiti generalmente da ciottolami poligenici di granulometria variabile; affiorano in lembi realmente modesti, anche se possono presentare spessori elevati, e risultano fortemente alterati in superficie e ridotti a sottili livelli ciottolosi; le quote di affioramento dei depositi variano fino a 60 metri sul fondovalle attuale, per effetto dei sollevamenti tettonici differenziati. Le alluvioni del secondo ordine, che sono, insieme ai terrazzi del terzo ordine, le successioni alluvionali di maggiore spessore ed estensione, si presentano in lembi più estesi e continui con spessori fino a 30-40 metri. Queste alluvioni sono costituite da sedimenti fluviali prevalentemente ghiaiosi di corsi d’acqua braided (Nesci e Savelli, 1987), e da ciottoli a granulometria più uniforme; spesso i depositi alluvionali di quest’ordine appaiono cementati in superficie a seguito di processi pedogenetici. Le sequenze terrazzate del terzo ordine (Pleistocene superiore) si estendono in continuità lungo tutta la piana alluvionale; litologicamente non si discostano molto dalle alluvioni del secondo ordine; i clasti sono spesso isoorientati ed embricati e presentano un discreto grado di appiattimento; le quote di affioramento dei depositi in questione s’aggirano intorno ai 5-15 metri sul fondovalle attuale; la loro età risale a circa 28.000 anni fa (Coltorti et alii, 1979). La piana alluvionale è larga circa 3 Km nei pressi di San Lorenzo in Campo, e circa 5 Km nei pressi della foce di Marotta-Senigallia.