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Scheda
: 01.08.2005
: 17.09.2006
Il frullo col bottone o versione di yo-yò (El frull sal butón)
Materiale un grosso bottone da cappotto e un metro di filo robusto

Costruzione si infilano i due capi del filo in due fori opposti dei bottoni e poi si annodano fra loro

Uso tenendo il filo, col bottone al centro, con i due indici si fa ruotare il bottone per qualche giro. Tirando il filo, si mette in rotazione il bottone; lasciandolo, il bottone si riavvolge nell'altro senso e così via. Dosando la tensione del filo, esso può produrre ronzii e soffi di vario tipo.

Il frullo con le noci o versione di yo-yò (El frull sa le nóc)
Materiale tre noci di forma simile e con guscio robusto, spaccate a metà, ripulite all'interno e incollate con vinavil; un tratto di tondino di legno del diametro minimo; un filo di nylon lungo non meno di un metro, ritorto e raddoppiato; uno stecco lungo 3-4 cm.

Costruzione si forano a fuoco, con un grosso chiodo infilato in un manico di legno la noce in alto e quella in basso, bene al centro fra le due coste in rilievo che circondano il guscio, in modo che vi possa passare il tondino che fa da perno. Sulla noce di mezzo, che dovrà ruotare agevolmente sul perno, si pratica un terzo foro, un po' più piccolo, di lato al guscio fra le due coste.

Si inserisce a un'estremità del perno (tagliato della lunghezza di 10-11 cm) la prima noce fissandola con vinavil; sotto questa, alla distanza di 1 cm circa, si pratica un forellino per farvi passare il filo doppio con la estremità annodata, fissata al legno con colla e col nodo che scompare all'interno del foro. Con un filo di rame infilato dal foro laterale del guscio di mezzo, si estrae il filo facendolo entrare dal foro in alto e si fissa il cappio al legnetto.

Mentre si infila il guscio nel perno, si estrae adagio il filo; da ultimo si infila nel perno l'ultimo guscio fissandolo con vinavil.

Uso si avvolge per qualche giro il filo attorno al perno; poi, tenendo fra indice e pollice le due punte del guscio, per mezzo del legnetto si tira il filo in modo da farlo svolgere e mettere in rotazione le due noci esterne, e lo si lascia per farlo riavvolgere in senso opposto, per inerzia; e cosi via. L'attrito fra il primo e il secondo guscio, secondo la rugosità delle superfici, produce un ronzio.

Lo zufolo (el ciufle)
Materiale un segmento di canna comune matura e stagionata, aperta da un lato e chiusa dal nodo dall'altro; una bacchetta di legno secco di diametro analogo a quello interno della canna.

Costruzione a circa due centimetri dall'apertura della canna si pratica, col temperino, una finestrella mediante un taglio perpendicolare che incontri un taglio obliquo praticato dalla parte del nodo.

All'interno dell'apertura del tubo si inserisce un cilindretto di legno, ricavato dalla bacchetta e ben adattato al diametro interno della canna, con la parte superiore spianata per far passare il flusso d'aria del soffio, spinto fino a raggiungere l'inizio della finestrella. Lo zufolo è pronto per l'uso. L'altezza del suono dipenderà dalla lunghezza e dal diametro dello zufolo.

Il truffello, richiamo per la quaglia maschio (el trufèl)
Materiale un baccello di fava abbastanza lungo e di forma regolare con acini quasi maturi; uno zufolo lungo 4-5 cm di diametro corrispondente a quello del baccello.

Costruzìone si lascia al sole il baccello fino a che la buccia non diventa nera; allora si taglia via la sua punta e si fanno uscire uno a uno gli acini rimasti (se la buccia si rompe, si riprova con altri baccelli). Nell'apertura della guaina vuota si inserisce lo zufolo.

Uso si tiene il truffello tra il medio (sollevato) e il dorso dell'indice e dell'anulare; con le dita della destra si tamburella sulla guaina, in modo da ottenere il verso della quaglia femmina (tri-tri, tri-tri...).

Si tratta di un truffello rudimentale, usato come giocattolo; quello dei bracconieri era assai più sofisticato.

La piffera (la pifra)
Materiale un segmento di canna stagionata, di diametro medio e della lunghezza di 10-20 cm, aperto da un lato e chiuso dall'altro dal nodo.

Costruzione con un temperino si spiana la canna per 2-3 cm a partire dal nodo, avendo cura di non forare lo spessore; poi, con un taglio leggermente obliquo praticato al termine della parte spianata, si solleva quest'ultima fino al nodo. Si assottiglia sulle due facce, col temperino e con carta vetrata, la parte sollevata, in modo da trasformarla in un'ancia in grado di vibrare.

Uso si infila in bocca la parte della piffera col nodo e l'ancia, in modo che quest'ultima resti completamente all'interno della bocca. Soffiando si produce un suono di tromba molto forte, che può diventare bitonale se verso l'apertura si pratica su la canna un foro chiudibile con un dito. Suonando contemporaneamente due piffere di note diverse, si ottiene il suono di un claxon.

Lo schioppo di canna (el schiòp)
Materiale una canna stagionata, piuttosto grossa; una bacchetta di legno elastico (nocciolo o salice) lunga 50 cm circa

Costruzione si taglia un tratto di canna che vada da un nodo alla metà dei due nodi successivi

Con una serie di tagli obliqui col temperino si pratica un foro sulla canna vicino al primo nodo.

Dallo stesso lato verso la metà dell'ultimo tratto di canna privo di nodi si pratica una finestrella lunga 3-4 cm; dalla parte opposta della canna, in corrispondenza con l'inizio della finestrella si pratica un terzo foro circolare uguale ai primo.

Si curva adagio la bacchetta in modo da ottenere un arco la cui estremità più grossa si inserisce nel primo foro; l'altra estremità si inserisce nel terzo foro passando attraverso la finestrella.

Si tagliano da una bacchetta tratti di 3-4 cm che serviranno da proiettili.

Uso tenendo lo schioppo inclinato verso l'alto, lo si carica con un proiettile inserito nell'imboccatura.

Si spara contro un bersaglio spingendo con un dito l'estremità anteriore fino a farla uscire dal foro in basso

Avvertenze se la bacchetta è secca la si può rendere flessibile tuffandola nell'acqua molto calda. In stato di riposo conviene spingere completamente in basso l'estremità anteriore dell'arco, per non fargli perdere la potenza. Prima di tale operazione si può inserire un proiettile fra il nodo e il foro, in modo da avere un proiettile "in canna".

La fionda (la frécia)
Materiale una forcella di legno tagliata da un ramo biforcuto, sbucciata e seccata; due strisce di gomma lunghe 25 cm e larghe 1,5 cm, tagliate da una camera d'aria di bicicletta; un tratto di pelle lungo 8-10 cm e largo 4-5 cm recuperato da una scarpa o da una borsetta.

Costruzione con anelli di camera d'aria si fissano le estremità piegate di ciascuna striscia alle cime dei due rebbi della forcella. Le altre estremità delle strisce si fanno passare attraverso due fessure praticate ai margini del pezzo di pelle dei suoi due lati più corti, si ripiegano e si legano con altri elastici.

Uso si mette un sassolino rotondo dentro la pelle, che si tira facendo tendere le due strisce; si lascia facendo partire il sasso che, passando al centro fra i due rebbi, colpisce eventualmente un bersaglio, si spera esclusi lampioni, persone e uccelli.

La rivoltella (la rivultèla)
Materiale un legnetto lungo 10-11 cm e uno lungo 7 cm circa, tagliati da una sbarra a sezione quadrata (4 x 4 cm) o rettangolare; una striscia lunga 9 cm e larga 2 cm, tagliata da una cassetta per frutta; una decina di anelli tagliati da una camera d'aria di bicicletta; una vite da legno; un chiodino; una striscia metallica lunga 2 cm e larga 4-5 mm.

Costruzione con la vite a legno e un po' di vinavil si fissa il legnetto lungo a filo su quello corto.

A 4,5 cm dalla base del legnetto corto, sul retro, si sega una tacca di poco più di un mm; si sega un'altra tacca a metà della striscia di legno.

Si inserisce la striscia metallica fra le due tacche; si stringe la striscia di legno al calcio della rivoltella per mezzo di alcuni elastici fatti passare in alto sotto la canna della rivoltella; si pianta il chiodino sul davanti della canna; si tende un anello elastico fra la striscia di legno e il chiodino.

Uso stringendo il calcio della rivoltella, la striscia di legno che fa perno sulla striscia metallica si apre liberando l'elastico, che viene sparato a 5-6 metri.

Lo schioppo ad aria compressa (el schiòp)
Materiale un segmento di sambuco scelto fra i rami più diritti di un cespuglio, lungo 25-30 cm senza i nodi, stagionato, liberato del midollo, calibrato all'interno in modo che diventi perfettamente cilindrico (in alternativa: un tratto di tubo da elettricista, del diametro di 1,5 cm); una bacchetta diritta e cilindrica che scorra agevolmente all'interno del tubo, ma senza ballarci; qualche batuffolo di stoppa da idraulico.

Costruzione si immanica la bacchetta con un tratto di tubo di sambuco in modo che, una volta infilata nel tubo lungo, arrivi fino quasi al suo termine.

Spingendo all'interno del tubo, per mezzo dello stantuffo, un bioccolo di stoppa e pressandolo bene più volte (inumidendolo anche, un po') si deve ottenere una pallottola cilindrica lunga 3-4 cm. Occorrono due pallottole.

Uso con la bacchetta si spinge una pallottola fino al termine del tubo; si spinge la seconda pallottola entro il tubo fino a 2 cm di profondità.

Si dà una forte spinta con la bacchetta alla prima pallottola la quale, agendo da stantuffo, comprime l'aria all'interno del tubo e fa partire l'altra pallottola con uno scoppio spettacolare, sparandola a 8-10 metri.

Lo schioppo funziona solo a condizione che le due pallottole siano a tenuta stagna.

Il rocchetto (el ruchét )
Materiale un rocchetto di legno del filo da cucire (un tempo comune, oggi di difficile reperibilità), un elastico, un chiodino, un fiammifero.

Costruzione si pianta il chiodino da una parte del rocchetto; vi si passa l'elastico che poi viene fatto sporgere, attraverso il foro, dall'altra parte del rocchetto; nel cappio si infila un'estremità del fiammifero che mantiene teso l'elastico.

Uso si fa ruotare il fiammifero per attorcigliare l'elastico; si posa il rocchetto sul pavimento e poi si lascia il fiammifero. L'elastico che si svolge funziona da motore e fa avanzare il rocchetto.

La palla (la pala)
Materiale un ritaglio di tela, almeno una ventina di anelli tagliati da una vecchia camera d'aria (quelle rosse di un tempo erano più adatte)

Costruzione si appallottola la tela, poi la si stringe con anelli che si incrociano sempre più fittamente, in varie direzioni, fino a coprire anche il più piccolo angolino di tela.

Uso data la limitata elasticità, la si lancia con forza facendola rimbalzare contro un muro (o sul pavimento).

Il telefono col filo
Il telefono col filo, più esattamente con lo spago, si compone di uno spago lungo una quindicina di metri, di due cilindri ottenuti da altrettanti barattoli di latta senza i fondi e di due membrane. Queste ultime si ricavavano da dei ritagli di pelle o di gomma, oppure da carta robusta tipo pergamena. Tali pellicole si fissavano con dello spago a una delle due estremità dei barattoli, avendo cura di praticare al centro un foro per infilarvi la cordicella che deve collegare i due cilindri. A questo punto i due interlocutori si possono mettere con le loro cornette distanziati in modo che lo spago rimanga ben teso durante la telefonata: è sufficiente che uno dei due parli dentro il proprio barattolo e l'altro ascolti portando il suo all'orecchio. Le due membrane si mettono a vibrare contemporaneamente mediante lo spago, così da far correre la voce sul filo; ma è solo un modo di dire, perché in realtà il suono fa vibrare la prima membrana, lo spago trasmette le vibrazioni alla seconda membrana e questa riproduce il suono all'altro capo del filo e il barattolo in questo caso fa da cassa di risonanza.

Il biroccino
Il biroccino, come l'altalena, era il massimo dei divertimenti, perché se con l'altalena si provava l' euforia del volo, con il biroccino si sperimentava l' ebbrezza della velocità. Per provare il piacere della velocità c'era anche la bicicletta, ma, nelle famiglie di modeste condizioni, quella apparteneva agli adulti e i bambini potevano usarla solo per fare qualche commissione e dopo aver promesso di rispettare alla lettera i consigli impartiti dai grandi.

La parte del biroccino più importante e più difficile da realizzare erano le ruote, e, una volta, non era facile come adesso reperirle. In campagna c'erano alcuni ragazzi che utilizzavano per le ruote posteriori del loro biroccino le due ruote di ferro dell'estirpatore, perché avevano un diametro di circa trenta centimetri, mentre per le ruote anteriori usavano le due rotelline della trinciaforaggi, anch'esse di ferro. I due assi si costruivano con segmenti di legno di quercia, sufficientemente resistente e duro, il quale a contatto con il ferro rendeva quasi nullo l'attrito.

In mancanza di ruote di ferro si ricorreva a quelle di legno; queste, in genere, si ricavavano da un tronco sufficientemente duro e compatto come la quercia, il gelso o l'olmo. Si cercava di dar loro una forma più rotondeggiante possibile, meglio sarebbe stato usare un tornio, ma chi disponeva di questo attrezzo era solo qualche artigiano di città; al centro di esse si praticava un foro e le ruote erano pronte, ma non rendevano come quelle di ferro perché, a parte la loro imperfetta rotondità, la circonferenza e il foro, a causa dell'attrito, si logoravano piuttosto celermente.

Il resto del biroccino era composto da un robusto ramo biforcuto, i cui due bracci venivano fissati all'asse posteriore, mentre il resto era assicurato con un perno all'assale anteriore. Un impiantito di tavole costituiva la parte su cui prendevano posto i viaggiatori: il guidatore si poneva davanti a tutti; egli poggiava i piedi sull'asse delle ruote anteriori e aiutandosi con una cordicella fissata all'albero guidava il mezzo lungo le discese di strade di terra battuta o di ghiaia.

La pupa, la bambola di pezza
Per le bambine la bambola è stata da sempre il giocattolo preferito. Il desiderio di poter cullare, vestire, abbellire la propria bambola esprime in loro la grande aspirazione di diventare mamma.

Un tempo non tutti i genitori, però, potevano acquistare per le loro figlie le bambole di celluloide che erano in commercio, ed allora, inevitabilmente, si ricorreva alla bambola di pezza, la pupa, fatta con grande cura dalle madri, da una sorella o da una cugina più grandi, oppure dalle nonne o da qualche zia.

Si cercavano, fra gli avanzi di stoffa, i ritagli più confacenti per approntare il capo, il busto e gli arti della pupa. In ogni casa di questi resti ve n'erano a sufficienza e si conservavano con riguardo, perché servivano per rammendare gli abiti. Una volta confezionati tutti i pezzi si procedeva a riempirli con stracci o con della crusca oppure con della stoppa, in modo da ottenerne la dovuta consistenza. Si passava, indi, a tracciare il contorno degli occhi, delle sopracciglia, del naso e della bocca con la matita copiativa, mentre per dar loro il giusto tono di colore si usavano i pastelli: i colori. Per i capelli si usavano avanzi di lana, oppure di bavella o di canapa: in campagna, quando la pupa veniva fatta in estate durante la maturazione del granturco, per i capelli si adoperavano ibaffi delle pannocchie.

Ai vestiti pensavano le stesse bambine, le quali, così, prendevano confidenza con ago e filo: l'abilità del cucito insieme a quella del cucinare e del riassettare la casa erano le mansioni indispensabili, allora richieste alle femminucce.

Note

(1) F.ANSELME e J.D'HAESE, 1961: Lo sviluppo psicologico dall'infanzia all'adolescenza. Brescia, pp.109-110.

GIOCHI CON MATERIALI VEGETALI
La catenella (la catnèla)
Materiale pratoline sfiorite, con un tratto di gambo

Costruzione tolta la cima del ricettacolo, si infila l'estremità del gambo nel buco che resta, in modo da formare un anello; diversi di tali anelli, infilati l'uno nell'altro, formano una catenella.

Uso si mette al collo.

La gabbia dei grilli (la gabia di gréj)
Materiale spighe di piantaggine con tutto il gambo.

Costruzione si infilano tre steli fra le dita della mano sinistra, uno fra il mignolo e l'anulare, uno fra l'anulare e il medio, uno fra il medio e l'indice, lasciandoli sporgere per metà sopra il dorso.

Sul davanti degli steli se ne appoggia un quarto trasversalmente e lo si ferma piegando la parte sporgente dei primi al di sotto della mano.

Si appoggia trasversalmente un altro stelo e lo si ferma piegando al di sotto della mano, fra indice e medio e fra anulare e mignolo, le due estremità del quarto stelo; si procede fino ad arrivare all'altezza dell'unghia del mignolo.

Si aggiunge un ultimo stelo piegato fra anulare e medio, poi si piegano al di sotto della mano le due estremità dell'ultimo stelo trasversale.

Infine, afferrando tutti gli steli con la mano destra, si sfila la gabbia e si lega il fascio degli steli.

Uso la gabbia è graziosa ma inadatta a imprigionare i grilli.

Le mogli (le mój)
Materiale semi verdi sfilati da una spiga di avena fatua.

Uso si lancia contro il vestito di un compagno la manciata di semi, alcuni dei quali si infilano per la punta aguzza. Si contano i semi rimasti appesi per sapere quante mogli prenderà il compagno.

Le poiane (le pujàn)
Materiale cespi di avena fatua cresciuta ma non ancora spigata.

Uso si appallottola la terra umida attaccata alle radici e si lancia in alto un cespo per vederlo ricadere verticalmente al suolo, guidata dalla coda di steli e foglie (come una poiana che si getta su un pulcino)

Le bacche di sambuco (le palin d' sambug)
Materiale segmento di canna privato dei nodi e bacche di sambuco mature

Uso si infila in bocca un pugnetto di bacche che poi si sparano fuori usando il tubo di canna come cerbottana.

Le fontane (le funtan)
Materiale foglie cave, lunghe e diritte, di cipollotti verdi

Uso si riempie d'acqua una foglia, poi la si buca con uno spillo e si soffia dall'apertura per vedere gli zampilli.

La piffera (la pifra)
Materiale germogli di canna in fase di crescita, staccati dalla pianta, privati delle foglie esterne e di quelle interne più tenere

Uso si soffia alla base in modo da far vibrare le foglie avvolte, per ottenere un suono flebile e lamentoso

La barchetta (la barca)
Materiale foglie di canna liberate della base e della punta, in modo da ottenere tratti lunghi 25-30 cm

Costruzione tenendo il tratto di foglia nella posizione naturale, si ripiegano verso l'interno le due estremità per un tratto di circa 5 cm.

Si separano le estremità piegate in tre parti uguali, per un tratto di 23 cm.

Si infila uno dei due occhielli esterni nell'altro, per formare la poppa e la prua; il terzo occhiello si lascia in posizione orizzontale.

Uso si appoggia delicatamente la barchetta sull'acqua di un catino o sull'acqua corrente di un fosso (c'è qualche difficoltà per farla restare in equilibrio).

La galla (la gula)
Materiale galle sferiche delle querce, provocate dalle punture di insetti (in genere, Imenotteri cinipidi).

Costruzione bene al centro della galla, nel foro di uscita dell'insetto, si infila un fiammifero di legno, con la capocchia all'esterno.

Uso tenendo il fiammifero per la base, con la galla sopra, si imprime un movimento rotatorio fra medio e pollice; poi lo si lascia su una superficie liscia.

La galla funziona come una piccola trottola.

Il fischietto (el fischiét)
Materiale ricettacoli legnosi a forma di calice di una specie di silene comune nelle siepi

Uso si libera il calice delle punte che circondano l'orlo, e dei semi; poi si appoggia il calice al labbro inferiore e si soffia, per ottenere un fischio fortissimo.

Il violino (el viulin)
Materiale segmenti tagliati coi nodi nella parte mediana dei fusti del granoturco maturo

Costruzione con la punta di un temperino si sollevano le due coste che si trovano nel lato concavo del segmento; si mantengono sollevate inserendovi sotto un piccolo spessore ricavato da una costa staccata. Sarà il violino. Si costruisce un secondo segmento uguale al primo, che fungerà da archetto.

Uso strofinando fra loro i due segmenti dopo averne inumidito le coste con acqua, si ottiene un cigolio leggero.

Gli scoppi (i chiòp)
1° Materiale: petali di rosa grandi e aperti.

Uso si appoggia un petalo, con la concavità rivolta verso l'alto, sull'indice e il pollice della mano sinistra uniti ad anello.

Colpendolo con il palmo della mano destra, il petalo scoppia.

2° Materiale: petali di papavero.

Uso un petalo piegato a vescichetta, schiacciato sulla fronte, scoppia.

3° Materiale: un panetto di argilla molle

Uso si trasforma il panetto in una vaschetta col fondo sottile. Lasciando cadere la vaschetta capovolta sopra una superficie piana, le pareti si schiacciano e il fondo si solleva producendo un piccolo scoppio.










Fionda (disegno C.Mei).

Frullo con le noci (disegno C.Mei).

Zufolo (disegno C.Mei).

Truffello (disegno C.Mei).

Piffera (disegno C.Mei).

Schioppo di canna (disegno C.Mei).

Schioppo ad aria compressa (disegno C.Mei).

Rivoltella di legno (disegno C.Mei).

Rocchetto semovente (disegno C.Mei).