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Scheda
: 11.08.2005
: 11.08.2005
Lo sapevate che.....
  • presso il monastero di Fonte Avellana, alle pendici del Monte Catria, dove sorge il fiume Cesano, vive un tasso (Fam. Taxacee) ultramillenario?
  • all'inizio della strada che dalla Bruciata conduce a Montedoro c'è una quercia ultrasecolare? (vedi pag. 98)
  • nella "Selva di Montedoro" di Scapezzano vivono due rare essenze vegetazionali: l'Iris Foetidissima e la Lingua di Drago (Dracunculus Vulgaris) e c'è pure chi giura di aver visto l'Istrice, la Volpe e il Daino? (vedi pag. 21 e 22)
  • sulle sponde del fiume Cesano, precisamentre in Strada della Bruciata e Madonna del Piano di Corinaldo, sopravvivono ancora due costruzioni, una casa ed un capanno di terra, ovvero di fango, sassi e paglia, all'epoca ricoperte con canne e "sgarza" (giunchi di palude). Per fare l'impasto, quando si trattava di costruzioni non abitative si usava anche lo sterco di animali, in particolare il letame dei polli.
  • una tradizione popolare recita che: quando il fico ha la foglia simile a quella di una zampa di gallina voul dire che l'estate s'avvicina.
  • una rondine non fa' primavera. A proposito: siete certi di aver visto una o più rondini a primavera? (vedi pag. 101) Si perché le rondini sono ormai tanto rare che non si vedono più. Nidificavano nelle stalle dei contadini, sotto le travi delle case di campagna, ma oggi sia le stalle che le vecchie case sono quasi tutte abbandonate e diroccate, e le rondini preferiscono altre località. E' più facile invece osservare la sosta di altri simili volatili tipo: Rondone (Hirundinidae), Balestruccio (delichon Urbica), Topino (Riparia Riparia).
  • una vecchia carta del XIV sec., appartenente ad un portolano turco, riporta il disegno di due casette (Dogane) all'imbocco della foce del fiume Cesano (fiume all'epoca chiamato in vario modo tra cui: Sizzano, Suasano, ecc.) a dimostrazione dell'importante corso d'acqua che costeggiava la vecchia Flarninia e conduceva al centro residenziale e commerciale dell'antica Suasa.
  • il fiume Cesano ha un habitat ideale, oltre per i tipici pesci di acque dolci, anche per la Garzetta, l'Airone Cenerino, la Gallinellad'acqua e per gli uccelli migratori tra i quali il Cavaliere d'Italia, la Grati, le Anatre e le Oche. (vedi pag. 18 e 19)
  • il vento quando soffia da levante spinge le acque del mare verso la costa con una forza tale che non c'è né scoglio e né scogliera che possa reggere alla sua potenza. Le acque s'innalzano di vari centimetri e spesso erodono la costa ed anche le fondamenta di chi si è avvicinato troppo al suo confine.
  • le Batane (battane), soprattutto quelle spinte dal vento che raccoglieva la vela, insieme al vecchio ferro per le cappole, la gabbietta per le nasse e l'argano che si trovavano lungo le nostre spiaggie, da Fano a Falconara, stanno per scomparire e se gli amministratori delle Città costiere non provvedono a raccogliere questi preziosi attrezzi appartenenti alla piccola pesca un altro pezzo della nostra storia scomparirà per sempre! (vedi pag. 106)
  • sulle sponde del Cesano e lungo le siepi o le scarpate delle strade si possono trovare alcune spezie tra le quali la senape, il papavero e il finocchio. Le spezie più facili da usare sono i semi di senape, di finocchio, di sedano e di papavero: si possono aggiungere a qualsiasi piatto di riso, carne o verdura durante la cottura o anche alla fine per dare un tocco speciale. Ne esistono bianchi, marroni e neri, hanno un gusto che sa leggermente di noci, pungente e piccante. I semi di papavero, che non hanno proprietà narcotiche, sono neri o bianchi e vengono usati spesso nei dolci o cosparsi sul pane.
  • si dice che le foglie di pomodoro bagnate in acqua calda combattono le micosi. Sono necessarie tre o quattro applicazioni al giorno da due o tre minuti, dopo tre o quattro giorni la micosi può sparire
  • sui versanti più alti del Cesano da qualche millennio si ottiene del buon olio e del buon vino. Che ci sono vitigni autoctoni come la Vernacietta di Pergola, l'oliva raggia (dalla costa fino ai 400 metri di altezza), il Suino di Frattula (Castel Colonna) e la Cipolla di Suasa (San Lorenzo in Campo e Castelleone di Suasa). A proposito dell'olio extra vergine di oliva, c'è da segnalare che "gli abitanti delle regioni abitualmente consumatrici di olio extravergine di oliva presentano un tasso di incidenza inferiore sia di malattie cardiovascolari, sia di mortalità coronarica. Ulteriori studi hanno dimostrato come il consumo prevalente di olio di oliva comporti una riduzione dei livelli di pressione arteriosa, mentre da altre ricerche risulta che l'olio di oliva, rispetto a una dieta ricca di glucidi, migliora l'insulino-resistenza nei diabetici non-insulino dipendenti. E' stato inoltre evidenziata l'efficacia dell'olio extravergine di oliva nella prevenzione della calcolosi biliare e il ruolo dell'acido oleico nello sviluppo nervoso e nella mineralizzazione delle ossa. E' incontrovertibile che l'olio extravergine di oliva sia ricco di antiossidanti naturali, tocoferoli e composti fenolici. Alcuni ricercatori ipotizzano un ruolo effettivo dell'olio di oliva nella prevenzione di alcune degenerazioni cellulari. Alle altre proprietà benefiche appena citate se ne aggiunge un'altra. L'olio di oliva contiene le vitamine liposolubili A, B, ed E considerate importanti per l'accrescimento e per la resistenza alle infezioni. Sin dall'antichità, accanto all'aspetto sacrale, all'olio di oliva fu riconosciuto un grande valore terapeutico".
  • il "Lauro" (Laurus nobilis), detto comunemente "alloro" o "melauro ", un tempo comune e indigena specie arborea spontanea della nostra "macchia mediterranea", veniva coltivato non solo per l'uso delle foglie aromatiche in cucina, come oggi si può pensare. Il lauro, infatti, ha origine ben più nobili: anticamente pianta consacrata agli dei, all'arte ed alla scienza, con le sue foglie venivano incoronati i poeti massimi e gli eroi che tornavano vincitori dalle imprese di guerra. In epoca preromana, anche qui nella Marche, venivano lasciate delle zone circolari di fitta e nera macchia di lauro, visibile anche dai "paghi", ossia villaggi più lontani. Spesso in queste ombrose ``macchie" di verde venivano collocate edicolette sacre, cosicché il colono, oltre a trovare riposo, potesse raccogliersi in preghiera di fronte alle divinità silvestri. Spesso in queste "macchie sacre di lauro" c'era anche una piccola sorgente di acqua considerata "sacra", dove le donne che allattavano andavano a bere, per propiziare la calata lattea. Le bacche dell'alloro, pur velenose, possono essere utilizzate nella preparazione di un delizioso liquore aromatico (1' alcool, infatti, ne annulla gli effetti tossici) da usare dopo i pasti come digestivo. E' profumatissimo e inebriante: si tratta del ben noto "Laurino" dei nostri nonni. Eccone la ricetta: occorre una manciata di bacche mature di lauro; vanno poste a macerare per 7-10 giorni in 1/2 litro di alcool purissimo. Quando l' alcool diventa bruno, togliere le bacche e filtrare. Per ogni mezzo litro di sciroppo, con acqua e zucchero miscelati, mescolati e bolliti.









Cesano - Portolano turco XIV sec.
da una stampa del Comune di Senigalli 1993
Fra le due casette, a destra della foto, il fiume Cesano