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Scheda
In un disegno di Antoine de La Sale, salito nel 1420 a Montemonaco per vedere l'antro della Sibilla, si vedono due mulini piceni a roteggio verticale esterno nella valle che si stende tra l'altura sulla quale sorge Montemonaco e la catena dei Sibillini. Ma tra i mulini superstiti, tranne quanto resta a ridosso di un edificio nella pianura dell'Esino, non si hanno tracce di questo sistema: hanno tutti il roteggio orizzontale. Ed è di questi che è possibile parlare con qualche concretezza (anche se, ormai, si sa tutto sui mulini dell'antichità) con riferimento alla loro architettura. I documenti più antichi sul mulino delle Marche mostrano l'importanza del «pistrino» ad acqua (alcune località portano ancora questo nome), sia quale elemento tecnico diffuso, di controllo e potere nelle campagne, sia quale volàno nella trasformazione dei rapporti di produzione e nell'evoluzione in senso mezzadrile dell'economia agricola delle Marche. |