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Scheda
Triturus carnifex (Laurenti, 1768) - Tritone crestato italiano Nome volgare: Tritone crestato italiano Nomi dialettali: Taràngula, Salamandra, Mèscola Ordine: Urodela Famiglia: Salamandridae Caratteri distintivi e note tassonomiche: lunghezza totale solitamente di 15-17 cm, raramente fino a 20 cm. Dorso di colore scuro, gola scura con punteggiatura chiara, parti ventrali del tronco giallastro-aranciate o rossastre, con macchie più o meno estese e nerastre. Il maschio nel periodo riproduttivo presenta una cresta dorsale frastagliata estesa su tutto il corpo; le femmine, di dimensioni maggiori e prive di cresta, spesso mostrano una striscia gialla dorsale. Giovane metamorfosato privo di cresta, con dorso di colore scuro percorso da una stria giallastra. Larva con cresta dorsale a profilo nettamente convesso, con ampie macchie scure; coda ad apice acutamente appuntito. Branchie esterne. Considerata in precedenza una sottospecie di Triturus cristatus (Laurenti, 1768). Specie simili (adulti): si può confondere con Triturus alpestris (specie non rivenuta nella valle del Cesano), che però ha ventre giallo-arancio privo di macchie scure nella zona mediana. Biologia: al di fuori della stagione riproduttiva il Tritone crestato italiano è terragnolo. Sverna nel terreno sotto sassi, ceppaie di alberi e la lettiera di foglie. Si nutre di artropodi, anellidi, uova e girini di altri anfibi. Il periodo riproduttivo varia in genere, a seconda dell' altitudine, da aprile a maggio. Le uova vengono deposte singolarmente o più di rado a coppie attaccate a foglie di piante. Le larve metamorfosano dopo circa 3 mesi dalla schiusa. Distribuzione in Italia: presente in tutta la penisola italiana e sino alle Alpi, dove si rinviene T. cristatus. Assente nelle isole. Distribuzione nella Valle del Cesano: pur essendo l’urodelo più diffuso sia localmente che a livello regionale, la distribuzione del Tritone crestato è limitata a pochissime stazioni nella media e bassa valle del Cesano (dintorni di Mondolfo, Monte Porzio e San Costanzo), mentre nella parte alta del bacino si rinviene con più frequenza soprattutto in piccoli stagni, pozze d’abbeverata e fontanili. Non è mai stato osservato in ambienti lotici (fiume, ruscello, torrente, ecc.), ad esclusione di alcuni canali di irrigazione e fossi temporanei. Habitat accertati: specie presente in un numero elevato di ambienti. Predilige per la riproduzione acque ferme o con correnti molto deboli, quali stagni, laghi, pozze, abbeveratoi e fossi. Nel resto dell’anno frequenta vari ambienti situati in zone limitrofe: zone erbose, boschi, campi e talora nuclei abitati. Normative di tutela: specie protetta in base alla Convenzione di Berna del 19-9-1979 (Allegato II); specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa in base alla Direttiva "Habitat" 92/43/CEE del 21-5-1992 (Allegato IV).
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