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Scheda
: 10.02.2008
: 04.03.2008
L'itinerario si sviluppa per 23 Km lungo il tratto medio-alto della Valle del Cesano, a N-W di Pergola e prevede 6 soste che permettono di visitare alcuni siti di notevole interesse geo-naturalistico e storico-artistico.
Tempo di percorrenza: 3 ore

Dislivello: 404 m

Difficoltà: media

Immagine: mappa itinerario

Sosta 1 - Le raffinerie di zolfo di Bellisio Solfare


(immagini: bellisio, bellisio3)

Seguendo la strada provinciale che conduce a Sassoferrato, dopo circa 4 Km si giunge alla frazione di Bellisio Solfare, un piccolissimo centro collinare (350 m s.l.m.) del comune di Pergola, in provincia di Pesaro e Urbino. L'abitato sorge alle falde dei monti Sasso e Mandroeta, in prossimità della "Gola del Sasso".

Le origini di Bellisio risalgono al Medioevo; in una carta topografica seicentesca del Ducato di Urbino il centro urbano viene indicato con il nome di "Bellisce". Sino alla fine del secolo scorso, il villaggio era chiamato Bellisio Basso, per distinguerlo dalla soprastante frazione Bellisio Alto. Nel 1877 venne scoperto un ingente giacimento di zolfo nella zona circostante, in particolare a Cabernardi. Da allora il piccolo centro ebbe il nome di Bellisio Solfare.

L'attività estrattiva e produttiva si sviluppò nei decenni successivi, arrecando benessere nella alta valle cesanense e nei territori limitrofi. Circa 2400 persone furono impiegate in questa attività che, dal 1917 al 1954, anno della sua cessazione, fu gestita dalla Montecatini S.p.A.
La presenza dello zolfo nella alta Valle del Cesano è legata ai depositi sedimentari evaporitici che si formarono nel Messiniano (7 milioni di anni fa), quando il Mare Mediterraneo rimase isolato dall'Oceano Atlantico per alcuni milioni di anni. A causa della susseguente evaporazione del bacino si formarono considerevoli depositi di gesso e salgemma. Mediante reazioni di ossido-riduzione legate all'attività di batteri solfato-riducenti, parte del gesso si trasformò in zolfo.


Sosta 2 - Santuario della Madonna del Sasso


(immagini: MadonnaSasso)

Il santuario della Madonna del Sasso è ubicato all'estremità della Gola del Sasso, in sinistra idrografica del Cesano, sul ciglio di uno sperone roccioso (433 m s.l.m.) dominante la valle. Il santuario è raggiungibile in 15-20 minuti attraverso un sentiero percorribile a piedi. Lo sperone roccioso e la chiesa sono ben osservabili in una piccola cava, ora dismessa, ubicata nei pressi del ponte della ferrovia.

È da supporre che sullo sperone in tempi remoti vi sia stata una torre di avvistamento. La chiesa venne eretta da eremiti avellaniti unitamente ad un cenobio, forse in sostituzione di rozze celle primitive ed isolate, e fu donata all'eremo di Fonte Avellana nel 1066. Dal punto di vista architettonico il cenobio presenta forma rettangolare simile ad una fortezza militare del medioevo. All'ingresso del chiostro si può osservare una statua in pietra raffigurante S. Romualdo; l'interno è ad una sola navata con tre altari, e le pareti ospitano affreschi di varie epoche. Risale al 1934 l'ultimo restauro che ha restituito al santuario l'antico decoro e splendore.
Dal punto di vista botanico, abbarbicate sulle rocce della gola crescono diverse specie arbustive quali il leccio, l'orniello, l'acero minore, il terebinto, la ginestra, la fillirea e lo scotano dal bel fogliame rossastro in autunno. La zona è protetta come area floristica per la presenza di alcune specie erbacee rare quali la Leopoldia tenuiflora presenti in poche stazioni dell'Appennino.


Sosta 3 - Il limite Cretacico-Terziario di Coldorso


(immagini: coldorso2, coldorso3, diapo01copia)

In una piccola cava dismessa che si apre nella Formazione della "Scaglia Rossa" si può osservare il passaggio tra gli ultimi strati del Mesozoico e i primi strati del Cenozoico. Il limite tra l'era mesozoica e l'era cenozoica (o anche limite Cretacico-Terziario, meglio noto come limite K/T) coincide con una delle estinzioni di massa più spettacolari della storia del nostro Pianeta: 65 milioni di anni fa il 75% delle forme di vita sulla Terra scomparve. Il carattere spettacolare di quest'estinzione di massa è dovuto alla natura di alcune delle sue vittime, i dinosauri, e deve la sua notorietà alla notevole mole di studi che le sono stati dedicati e alla disparità delle ipotesi cui ha dato luogo.

Analogamente a quanto riscontrato in tutto l'Appennino umbro-marchigiano, anche a Coldorso il limite K/T è marcato dalla presenza di un sottile (2-3 cm) livello di argilla verdastra e rossastra. In questa argilla sono state riscontrate delle anomalie geochimiche (in particolare un eccezionale arricchimento in iridio) ed altri elementi (cristalli "stressati" di quarzo, microtectiti, sferule di sanidino) indicativi di un impatto di un corpo extraterrestre ( probabilmente un asteroide) che secondo alcuni scienziati è responsabile della estinzione dei dinosauri. Altre ipotesi sull'estinzione di massa avvenuta in corrispondenza del limite K/T prevedono un intenso vulcanesimo associato a sensibili variazioni del livello del mare o anche graduali modificazioni del clima globale.


Sosta 4 - Serra Sant'Abbondio e le sue caratteristiche architettoniche


(Immagini: da Serra2 a Serra6)

Dopo circa 5 Km da Coldorso, si giunge a Serra Sant'Abbondio.
La fondazione di questo piccolo centro risale alla prima metà del XIII secolo da parte della comunità eugubina che aveva giurisdizione sull'alta valle del fiume Cesano. Serra Sant'Abbondio ha rappresentato sempre un importante presidio del passo appenninico tra le Marche e l'Umbria. Non si conosce con esattezza la data del passaggio di Serra Sant'Abbondio al Ducato di Urbino, insieme al quale in seguito passò alla diretta dipendenza della Chiesa. Nel 1815 con il ripristino del Governo Pontificio, Serra Sant'Abbondio ebbe un governo cittadino dipendente da quello della vicina Pergola.

Lungo la strada provinciale Serra-Frontone, poco lontano dal centro storico, sorge il piccolo tempio di Santa Maria della Canale, con affreschi di scuola umbra. Sulla sponda sinistra al fiume Cesano è conservata, nella sua struttura originaria, una cripta paleocristiana del II - III secolo, edificata con reperti provenienti da edifici di epoca romana: si tratta della cripta di San Biagio, struttura tra le più antiche e meglio conservate delle Marche. Elemento molto interessante della cripta è l'altare costituito da una lastra di granito dello spessore di 15 centimetri circa, probabilmente un'ara sacrificale di un tempio pagano, che è posta su di un basamento quadrato. Non mancano anche altri elementi architettonici di singolare bellezza quali archi ciechi, finte colonne addossate alle pareti e sormontate da rozzi pulvini, ecc..

Da ricordare è certamente la Rocca progettata nel 1502 da Francesco di Giorgio Martini, un tempo situata dove sorge attualmente l'edificio comunale. Essa costituiva un importante presidio per la difesa ed il controllo del massiccio del Catria ed era inserita in un sistema difensivo, costituito da sei rocche, realizzato per il Duca Federico e descritte da Francesco di Giorgio Martini nel "Trattato".


Sosta 5 - Aspetti naturalistici (flora, fauna, geologia) dell'alto Cesano


(immagini: balzaaquila)

Circa 1 Km prima del monastero di Fonte Avellana, un sentiero sale sulla sinistra costeggiando il fiume Cesano sino alle sue sorgenti, ubicate in corrispondenza della Balza dell'Aquila (1448 m s.l.m.). Il sentiero è ben percorribile a piedi, pur tenendo presente che in alcuni punti è necessario attraversare il corso d'acqua. Lungo il sentiero affiorano rocce appartenenti a varie formazioni geologiche della Successione umbro-marchigiana (dal Calcare Massiccio alla Scaglia cinerea). Le rocce sono caratterizzate da un intenso clivaggio (particolare tipo di fratturazione). Dal punto di vista botanico il luogo e caratterizzato dalla presenza di numerose specie arbustive ed erbacee, che contribuiscono a rendere il paesaggio particolarmente vario.


Sosta 6 - Monastero di Fonte Avellana: storia e natura


(immagini: da f2 a f10, manoscritto)

Il monastero di Fonte Avellana è ubicato sul tratto mediano della valle omonima a 698 metri s.l.m. L'eremo si trova in un'area che presenta elementi di notevole interesse dal punto di vista geologico e geomorfologico. Il substrato roccioso è costituito dai bianchi calcari della Maiolica (Cretacico inferiore). L'aspetto del rilievo risulta condizionato dall'effetto combinato di fenomeni endogeni (tettonica) ed esogeni (processi periglaciali e glaciali), che sulle diverse litologie hanno provocato un modellamento eterogeneo. Le forme tipiche della zona sono riconducibili a: sellette, guglie, creste aguzze ed asimmetriche.

"Tra' due liti d'Italia surgon sassi, / e non molto distanti alla tua patria, / tanto che' troni assai suonan più bassi, / e fanno un gibbo che si chiama Catria, / di sotto al quale è consecrato un ermo, / che suole esser disposto a sola latria."

Con questi versi Dante ricorda il monastero di Fonte Avellana nella Divina Commedia (Paradiso, Canto XXI, vv. 106-111). Il monastero fu fondato attorno all'anno 979, alle pendici del massiccio del Catria. Il complesso abbaziale ha subito nel corso dei secoli numerosi interventi di ampliamento e ristrutturazione, così che della primitiva costruzione è rimasta probabilmente solo la cripta. Ad epoca successiva risalgono sicuramente la Chiesa, la torre campanaria, lo Scriptorium, che sono fra gli ambienti più suggestivi da visitare. Il monastero è celebre soprattutto come centro di copiatura di manoscritti, e per la sua ricca biblioteca. La tradizione vuole che il monastero sia stato fondato da San Romualdo nel 980, anche se gli studi più recenti indicano come vero fondatore il beato Lodolfo, nobile di Gubbio, all'incirca negli stessi anni.

Una figura determinante nella storia e nello sviluppo dell'abbazia è quella di San Pier Damiani, che ne fu priore dal 1043 al 1072. Grazie a lui il monastero divenne un'importante centro di produzione di libri e di cultura, la sua biblioteca rinomata ovunque, l'istituzione monastica da lui diretta una guida e un esempio di religiosità pura e incorrotta. Nei secoli successivi l'abbazia crebbe sia in prestigio che in ricchezza di possedimenti, che nel XII secolo si estendevano in tutta l'Italia centrale.

Successivamente il monastero conobbe fasi di decadenza, anche morale, che portarono alla soppressione della Congregazione Avellanita per opera di papa Pio V, nell'anno 1569 e alla concessione del monastero alla Congregazione Camaldolese, che tuttora regge l'abbazia, nonostante alterne vicissitudini.

Personaggi illustri sostarono nel monastero secondo la tradizione: la moglie di Federico Barbarossa, che vi morì e vi venne sepolta, e lo stesso Dante Alighieri, a cui è dedicato un busto e una lapide commemorativa, visibili all'interno del monastero. Probabilmente tutto ciò che rimane del primitivo eremo, la vasta cripta sotterranea, si presenta interamente costruito in pietra lavorata, con il soffitto sorretto da archi massicci e volte a vela.

La chiesa, dedicata originariamente a S.Andrea e solo nel 1197 consacrata alla S.Croce, fu edificata originariamente vicino a una limpida fonte che scaturiva all'ombra di noccioli, da cui il nome dell'abbazia. La costruzione attuale, in stile romanico-gotico, presenta pianta a croce latina ad una navata, che all'interno è coperta da una volta a botte a sesto acuto e termina con una grande abside. Sull'altare maggiore si trova un crocifisso ligneo del 1567.

Uno dei più originali corpi di fabbrica che l'impegno dei monaci costruttori abbia saputo creare è 'lo scriptorium', il luogo in cui i monaci copiavano i testi, sacri e profani, e li impreziosivano con raffinate miniature. Voluto da San Pier Damiani, è situato nel corpo di fabbrica romanico-gotico che sporge nella sua parte più antica del monastero; la luce vi penetra ogni ora del giorno da due ordini di finestre, in modo particolare da quelle superiori, molto alte ed arcuate. Al centro del locale si può ammirare il tavolo in legno mirabilmente intagliato, di epoca cinquecentesca.

L'antica biblioteca del monastero, fondata come lo scriptorium per volere di san Pier Damiani, doveva essere ricchissima di codici sacri e profani. Oggi la maggior parte dei manoscritti rimasti sono conservati presso la Biblioteca Vaticana, con il nome di "Avellana Collection".

Attualmente il monastero ospita due biblioteche: una al piano inferiore, intitolata a Dante Alighieri, l'altra, "monastica", al piano superiore, intitolata a G.Boni. Esse custodiscono un complesso di 30.000 volumi, tra cui incunaboli, cinquecentine e codici che vanno dal 1000 al 1300.










Catria -
mappa itinerario -
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Bellisio -
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Santuario della
Madonna del Sasso -
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Coldorso -
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Coldorso -
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Serra Sant'Abbondio -
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Aspetti naturalistici -
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Monastero di Fonte Avellana -
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Monastero di Fonte Avellana,
Manoscritto -
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