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: 10.02.2008
: 04.03.2008
PRESENTAZIONE
(immagini: vedutapergola. bronzi1, liviameta)

Rinvenute casualmente nel 1946 a S.Lucia di Calamello, presso Cartoceto, le sculture che costituiscono il gruppo rappresentano uno dei pochissimi esempi di gruppi equestri giunti fino ai giorni nostri.

Dal 1959, dopo un primo incompleto restauro, furono esposte al Museo Archeologico Nazionale delle Marche ad Ancona e vi rimasero fino al 1972. In seguito agli eventi sismici dello stesso anno che colpirono tale sede, il complesso fu oggetto di interventi conservativi globali comprendenti anche l'indagine sulle tecnologie antiche di fabbricazione, presso il Centro di Restauro della Soprintendenza Archeologica della Toscana a Firenze. Successivamente le note vicende che hanno visto contesi i Bronzi tra Pergola ed Ancona, sua precedente sede museale, hanno impedito per oltre un decennio la loro fruizione pubblica.

Il complesso scultoreo rappresenta probabilmente un gruppo familiare composto di due figure femminili e da due cavalieri in veste militare su cavalli riccamente ornati.

L'interpretazione del gruppo fatta all'epoca del primo restauro identificava i personaggi in una famiglia imperiale Giulio-Claudia del terzo decennio del I secolo d.C., mentre gli studi attuali, peraltro ancora in corso e per una serie di motivi più attendibili, tenderebbero a spostare la data al terzo venticinquennio del I secolo a.C. Sarebbero rappresentati, così, i componenti di una famiglia magnatizia d'alto rango, probabilmente locale, secondo alcuni studiosi corrispondente alla stirpe dei Domizi Enobarbi, secondo altri alla famiglia di Marco Satrio. I due cavalieri raffigurano Nerone Cesare e Druso III, le due donne Livia e Agrippina.

I Bronzi di Cartoceto di Pergola testimoniano come, all'epoca romana della tarda repubblica, era uso comune innalzare monumentali immagini segno di grandezza e potere.

RITROVAMENTO E VICISSITUDINI
(immagini: livia2, casacolonica, cavalli)

I Bronzi vennero alla luce casualmente alla fine del giugno 1946 nel corso dei lavori di scavo di un fossato di scolo nei pressi di una casa colonica. Soltanto alcuni giorni più tardi la voce del ritrovamento di una statua bronzea di dimensioni naturali con relativo cavaliere giunge all'Ispettore Onorario di Fossombrone che provvede immediatamente ad avvertire la Soprintendenza di Ancona.

Il 13 luglio, dopo che il primo gruppo di frammenti era già stato portato al Museo Nazionale delle Marche, dal prosieguo dei lavori si rinviene un'altra serie di oggetti di bronzo dorato, facendo parte di questo una seconda testa di cavallo, il busto di un cavaliere ed una statua femminile. L'agosto successivo si riprendono gli scavi che portano al ritrovamento di 7 Kg di frammenti (l'intero complesso pesa 9 quintali), mentre i saggi eseguiti nell'ottobre dello stesso anno sono del tutto negativi. I Bronzi entrati nel museo erano in pessime condizioni, non solo per la grande frammentarietà ma anche per le incrostazioni terrose e calcaree che li ricoprono.

Purtroppo, per tutta una serie di vicissitudini, il restauro non comincerà che nel 1949, nel Laboratorio di Restauro della Soprintendenza alla Gallerie di Firenze. Soltanto tra il dicembre del 1957 e il giugno 1958, in occasione della riapertura del Museo Nazionale delle Marche (22-06-1958), le due teste di cavallo e la figura femminile ammantata sono riportate in Ancona; per il busto di un cavaliere e per le gambe dell'altro bisognerà attendere sino al novembre 1959.

Nel 1972, a causa del terremoto, il museo marchigiano viene chiuso con i materiali imballati in casse e depositati nei magazzini cosicché, tra il 1974 e il 1977, si decide di riportare i Bronzi a Firenze presso il nuovo laboratorio di restauro della Soprintendenza Archeologica della Toscana (sorto dopo l'alluvione) perché vengano completati i lavori di pulitura e di ricomposizione del gruppo. A questo punto le due teste di cavallo iniziano un tour mondiale che tocca città come Londra (1979), New York (estate 1980), Città del Messico (settembre-novembre 1980), Tokyo (gennaio-marzo 1981), Parigi (aprile 1981), Milano (ottobre-dicembre 1981), Berlino (1982) per ritornate a Firenze nel luglio 1982.

Dopo una temporanea mostra nel 1987 tenutasi nella cittadina marchigiana comincia una contesa tra Ancona e Pergola per arrogarsi la paternità delle preziose sculture, che si concluderà soltanto nel 1999 a favore della seconda a condizione che i Bronzi siano a disposizione per mostre itineranti in altre città italiane e straniere.


RESTAURO
(immagini: cavalieredisegno, strutturacavallo, restauro

A seguito di un primo parziale intervento effettuato nel 1949 ad opera di Bruno Bearzi, il definitivo restauro dei bronzi di Pergola viene intrapreso nel novembre del 1976 ed affidato al Centro di Restauro di Firenze, che ha completato la difficile opera di conservazione.Sotto la direzione del Dott. Pier Roberto del Francia, si è provveduto ad una preliminare cernita di tutti i frammenti e di un successivo "rimontaggio" grafico degli stessi, tramite un confronto delle caratteristiche simili. Questo lavoro, costato circa due anni, ha permesso la ricostruzione quasi completa di ambedue i cavalli.

Le fasi successive sono state la "ripulitura" meccanica, eseguita senza l'uso di solventi, per conferire all'oro la lucentezza e brillantezza originarie, e il "rimontaggio", eseguito utilizzando materiali reversibili. Si è infine lavorato alla complicata ricostruzione tridimensionale dei cavalli e delle figure, che grazie all'uso integrato di materiali particolari, quali la cera per i calchi o il gesso per le matrici, e di nuove strutture create per reggerne il peso durante le varie fasi, hanno permesso di realizzare una restituzione non deformata delle opere, da cui sono state tratte le copie in bronzo.

La fase suddetta, comprensiva della realizzazione delle matrici, dei calchi, del lavoro di riaggiustamento delle cere e della loro saldatura reciproca, ha richiesto due anni e ci ha donato una restituzione fedelissima di quello che doveva essere il complesso originario.


CONTESTO STORICO
(immagini: cartina, disegnocopia, neronebusto, livia)

Per chiarire la presenza di questi quattro personaggi, è opportuno fare una breve sintesi del momento storico che ebbe a produrre il gruppo statuario.

Nel 14 d.C. Tiberio, alla morte di Augusto, diventa imperatore. A sua volta la mancanza di un successore ufficiale a Tiberio, fa sì che quest'ultimo fermi la sua attenzione su Nerone Cesare e Druso III, figli di Germanico e di Agrippina. E' proprio nel 27 d.C., nell'anno in cui viene data la tribunicia potestas a Nerone Cesare come successore sicuro al trono, che devono essere stati realizzati i Bronzi Dorati di Pergola. Agrippina, desiderosa di vedere al più presto suo figlio insediato al potere, sostiene la casa Giulia contro Tiberio.

In questo contesto viene ad inserirsi la figura di Elio Seiano, personaggio che a poco a poco riesce a conquistarsi la fiducia di Tiberio, in esilio dorato a Capri. Quando muore Livia, madre di Tiberio, Roma sembra caduta totalmente nelle mani di Seiano, che presenta tutta una serie di infamanti accuse contro Agrippina e Nerone Cesare, relegati in esilio dove moriranno. Druso III, invece, non viene momentaneamente toccato, perché schierato dalla parte di Seiano, anche se poco dopo anch'esso, rinchiuso nei sotterranei del palazzo di Tiberio, morirà nel 33 d.C.

E' chiaro che il 33 d.C. è l'anno della damnatio memoriae dei personaggi effigiati nei Bronzi Dorati di Pergola. Dunque, nel momento in cui un personaggio politico della Roma antica cadeva in disgrazia, colui che ne aveva procurato la caduta e deteneva il potere cercava di eliminare con il ricordo ogni possibile testimonianza. Ecco, quindi, che una squadra di demolitori arriva sul posto dove si trovava il nostro monumento e ne fa lo scempio.


CURIOSITA'
(immagini: francobolli, nuca)

In occasione della prima esposizione del gruppo bronzeo prevista per il 4 giugno 1988 l'Amministrazione Postale Italiana celebra l'avvenimento con un'emissione filatelica dedicata a "I Bronzi Dorati di Pergola" con annullo primo giorno di emissione.

Oggi i Bronzi sono collocati in una stanza del Museo di Pergola dove un sistema informatizzato assicura un microclima a temperatura ed umidità costanti, tramite un cappotto d'aria che garantisce un'ottimale conservazione.

Tutte le statue del gruppo sembrano essere state frantumate a colpi di mazza e dallo stato dei frammenti si comprende che la demolizione si sia particolarmente accanita sulle teste dei quattro personaggi della famiglia imperiale. Questo confermerebbe l'ipotesi di una distruzione per "abolitio imaginum" anziché abbattimento ed occultamento a scopo di ruberia. Tale pratica, come conseguenza della "damnatio memoriae", rientrava nella consuetudine dell'epoca imperiale di eliminare ogni possibile testimonianza dei personaggi politici caduti in disgrazia.


INFORMAZIONI

Autostrada A 14 uscita Marotta-Mondolfo, prendere la SS 424 della Valle del Cesano per Pergola (36 Km).

Museo di Pergola, Largo San Giacomo, 61045 - Pergola (PU), Tel. 0721734090, 0721734943

Orari:
feriali 9.30-13.00 , 15.30-19.30
sabato e festivi 9.30-13.00 , 15.30-22.00









Pergola -
La città di Pergola-
vedutapergola

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Il gruppo scultoreo -
bronzi1

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Busto di Livia -
liviameta

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Statua di Livia,
particolare del volto - livia2

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Il luogo del ritrovamento -
casacolonica

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Testa dei cavalli -
cavalli

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Ricostruzione grafica del cavaliere -
cavalieredisegno

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Struttura in ferro del cavallo -
strutturacavallo

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Montaggio delle parti in cera -
restauro

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Ager Gallicus -
cartina

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Ipotesi di ricostruzione
del Gruppo -
disegnocopia

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Busto di Nerone -
nerobusto

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Livia, madre di Tiberio -
livia

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Bozzetti dei francobolli
emessi nel 1988 -
francobolli

Rodolfo Coccioni

Bronzi -
Particolare della nuca di Nerone -
nuca

Rodolfo Coccioni