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Scheda
: 09.11.2005
: 09.11.2005

(Olocene)

Il limite inferiore del sintema è costituito dalla superficie d'erosione che separa i corpi alluvionali e altri depositi, dal substrato roccioso e/o dalle alluvioni del precedente Sintema di Matelica. I sedimenti alluvionali, inoltre, in molti luoghi poggiano direttamente sulla superficie superiore delle sequenze terrazzate pleistoceniche con confini spesso poco evidenti e non sempre agevolmente ricostruibili.

Le unità alluvionali possono essere terrazzate o meno e presentano sempre forme di superficie ben preservate o rimodellate quasi esclusivamente dall’azione dei relativi corsi d’acqua. A volte, le forme terrazzate mancano di continuità da monte verso valle a causa di meccanismi genetici del terrazzamento collegati a cause locali (nei casi più comuni, migrazione di anse in graduale approfondimento).

Al sintema del F. Musone appartiene l’insieme dei sedimenti alluvionali terrazzati formatisi durante la reincisione dei sedimenti alluvionali del Pleistocene; comprende quindi le alluvioni tradizionalmente attribuite al “4° ordine” dei terrazzi. Le superfici dei terrazzi sono riferibili a una serie complessa e diacrona di fasi minori oloceniche di terrazzamento (cf. NESCI & SAVELLI, 1991a, 1991b, 1995).

I depositi alluvionali appartenenti a questo sintema, appaiono particolarmente complessi, caratterizzati da più fasi di cut-and-fill a volte ben identificabili e separabili fra loro, oltre che seguibili lateralmente e cartografabili.

Per questo motivo nell’ambito del rilevamento, sono state riconosciute delle unità di rango gerarchico inferiore al sintema, ognuna delle quali presenta determinate caratteristiche litologiche e genetiche, che ne hanno permesso la classificazione. Queste, in assenza di una formalizzazione, sono state definite come “unità” e denominate col toponimo più rappresentativo. [fig. 6, fig. 7]

Sono alluvioni terrazzate costituite da ghiaie sabbie limi e argille in proporzioni variabili. Le superfici dei terrazzi sono spesso non appaiate e si trovano alla quota variabile tra 15 e 25m sull'alveo attivo. La sinuosità del suo limite interno e dei suoi terrazzamenti minori sono indice di fasi erosionali dovute ad un corso fluviale meandriforme, e quindi riconducibile a fasi oloceniche temperato-umide (cf. COLTORTI, 1991,1997; NESCI & SAVELLI, 1991).

La litologia in superficie, fortemente condizionata dall’azione agricola, si presenta prevalentemente limoso-sabbiosa o con forte presenza di ghiaie appiattite e poco arrotondate, o con occasionali distribuzioni di ciottolame, di medio-grande dimensione, che spiccano in contrasto di colore con la matrice di materiale fine. Oltre all’agricoltura, l’azione antropica ha modificato il sintema in oggetto con l’installazione di vaste aree di cava che modificano profondamente il paesaggio fuorviando a volte il compito del rilevatore.

Sempre in superficie, attraverso analisi di foto aerea, sono occasionalmente osservabili tracce di corsi fluviali estinti, che con la loro geometria arcuata, testimoniano e confermano il caratteristico andamento meandriforme.

L’Unita di SAN Isidoro è costante in tutto il tratto considerato; la sua presenza viene meno solo in occasione di confluenze con il torrente Nevola e il Rio Freddo, che con la loro azione, ne hanno ostacolato la permanenza.>

La scarpata del terrazzo varia da molto accentuata, che correla dislivelli anche maggiori di 3m, a molto blanda fino ad assente; questo può essere collegato col forte diacronismo delle superfici terrazzate in esame.

In ultimo, è stato possibile osservare un affioramento, sulla sponda opposta di San Michele al Fiume, portato a luce da uno scavo antropico.

L’affioramento (Allegato 3a/b), con una altezza poco minore di 4m e una lunghezza di qualche decina di metri, mette in evidenza la presenza di un’alluvione prevalentemente ghiaiosa. Il corpo alluvionale viene inciso da un evento erosionale, che genera una scarpata fluviale e una successiva superficie d’erosione, su cui si accumulerà un’alluvione limoso-argillosa fino ad una altezza pari alla metà del tratto di scarpata osservabile. Il tutto è stato infine occultato da uno spesso suolo bruno con tracce di fluitazione. [fig. 8]










fig.6 - Tratto compreso tra Castelleone di Suasa e San Michele al Fiume.
Si possono osservare: Unità SAN Isidoro – giallo, Unità di Molino – arancione,
Unità di Rio Freddo – marrone chiaro, Unità alluvionali terrazzate indifferenziate - rosa


fig.7 - Affioramento in una piccola cava nei dintorni di SAN Michele al Fiume.
Prevalenza di ghiaie in una matrice di materiale fine.


fig.8 -Unità di Molino poggianti sul substrato pliocenico tramite una netta superficie di erosione.
San Lorenzo in Campo