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Scheda
: 29.07.2005
: 25.09.2006

Il pane era ovviamente fatto in casa e cotto nel forno a legna, che generalmente era attiguo alla casa e vicino alla loggia (capanna per attrezzi), protetto da una apposita tettoia. Prepararlo e consumarlo era quasi una cerimonia religiosa. Non si sprecavano nemmeno le molliche. Il pane era considerato il vero dono del Creatore. Sprecarlo significava fare peccato.

"La massa del pane veniva fatta lievitare con il lievito acido ricavato dall'impasto della panificazione precedente, da cui si prendeva una parte conservandola per la volta successiva in ambiente adatto, generalmente all'interno della mattra (madia). La pasta acida, o lievito naturale, si otteneva impastando farina ed acqua e lasciando fermentare il tutto per alcuni giorni, per dar modo agli enzimi, presenti nel chicco del cereale, di riprodursi. Durante la fermentazione si sviluppano ceppi batterici che producono acido lattico, acido acetico, acido piruvico e anidride carbonica che sono in grado di caratterizzare il sapore, l'odore e la conservabilità del pane, garantendo anche una migliore digeribilità (per la degradazione del glutine ad opera degli enzimi della cariosside che, se macinata integralmente, si trovano nella farina), perché i componenti che vengono liberati durante la fermentazione prima e la cottura dopo, sono di facile assimilazione per l'organismo umano. Inoltre la maggiore acidità protegge il pane da numerosi agenti patogeni tra cui ricordiamo le muffe e ciò spiega perché il pane un tempo si conservava più a lungo".

Il pane si conservava soffice e buonissimo almeno una settimana, trascorsa la quale, se era troppo duro si affettava e si consumava bagnato con l'aceto, l'olio e un po' di sale. Per i bambini si inzuppava con l'acqua e si aggiungeva lo zucchero. Era questa l'unica merenda dolce, molto apprezzata, disponibile allora. In certi periodi si utilizzavano i pomodori freschi e con le fette di pane si otteneva una specie di panzanella condita con il vino, l'olio, il sale e il pepe.

Quando il pane era veramente insecchito si diceva duro "da paidì" (digerire) e si utilizzava per il "beverón" da somministrare ai maiali o per aggiungerlo al "pist" riservato ai polli e tacchini.