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Scheda
: 01.08.2005
: 23.09.2006

Quando, 50-60 anni fa, in ogni famiglia si provvedeva a confezionare il pane in casa e lo si cuoceva nel proprio o nel forno pubblico, si andava al mulino a macinare il grano, o a comprare la farina.
I mulini in quel tempo erano azionati dall’acqua corrente del fiume, del canale, o dalla forza animale.
Il “regista factotum” del mulino era “el mulinar”, che di solito indossava un lungo camice di colore nocciola, ma sempre più o meno bianco di farina.
Dalle macine uscivano farina bianca e crusca. Nei mulini c’erano una o più macine: per il grano, il granoturco e gli altri cereali. Ogni cliente poteva riprendere la farina del suo grano.
El mulinar era attento a sentire, con il tasto della mano, la qualità della farina che usciva dalla macina e regolava, al bisogno, la caduta del grano nella macina, alzando o abbassando una leva. Ordinava o provvedeva a versare il grano nella tramoggia, a cambiare e trasportare i sacchi da e nelle bocchette d’uscita della farina, a regolare il flusso dell’acqua nelle pale della ruota, che dava il movimento alle macine, a riscuotere, in denaro o in farina il prezzo della molinatura, a regolare i turni della clientela, a far setacciare, a richiesta, la farina.
Fuori del mulino sostavano “i birocc” con i buoi e “le birucine” a mano, dei clienti con il carico del grano da macinare; altri clienti ripartivano con il sacco di farina o con il sacco di farina setacciata e il sacco della crusca.
Chi andava al mulino tornava con abbondanti notizie da raccontare a casa. Durante l’attesa ognuno aveva da raccontare la sua; “el mulinar” imparava tante notizie che poi riferiva ai nuovi clienti con l’aggiunta del “prodotto” della sua fantasia adattando il suo dire alle persone che lo ascoltavano. Insomma, il mulino era un punto di riferimento per conoscere le ultime notizie: “l’ha dit el mulinar!”.










Interno del Mulino della Sacca.
Mauro Mattioli