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: 14.09.2005
: 14.09.2005

Il territorio del Comune di San Costanzo è da tempo noto per il rinvenimento di una necropoli Picena dell' Vlll - Vll sec. a.C.

I primi ritrovamenti archeologici risalgono al 1882 ed al 1889; solo nel 1920 si eseguirono scavi scientifici, a cura della Soprintendenza, che condussero alla individuazione di 23 tombe ad inumazione nei pressi dell'attuale cimitero del capoluogo.

Gli scavi vennero interrotti per mancanza di fondi e a tutt'oggi non sono stati più ripresi; i materiali che corredavano le tombe, ed altri sequestrati, vennero depositati presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche in Ancona.

In tutto questo lungo periodo vennero recuperati, a seguito di rinvenimenti casuali di superficie, specialmente dopo le arature profonde, altri materiali che confluirono sia al Museo delle Marche che presso il Museo Civico di Fano.

Nel 1988 alcuni studiosi hanno individuato e segnalato un gruppo di nuove aree abitative, facenti parte probabilmente di un unico grande insediamento, tutte da ascrivere all'età del Ferro, ma con consistente presenza di materiali risalenti all'età del Bronzo.

Le aree rinvenute ed indagate sono ubicate ad Ovest del paese, molto prossime alla necropoli rinvenuta a ridosso dell'attuale cimitero, nelle località "Santa Lucia", "Case Severini" e "le Grotte", situate nella Valle dell'Inferno e nella Valle dei Preti. Queste valli ed i fossi che in esse scorrono confluiscono nella valle di S. Giovanni per immettersi, più a valle, nel fosso delle Caminate, affluente di destra del fiume Metauro. Le aree insediative erano probabilmente collegate con la pianura e col mare attraverso una strada che si dipartiva dai pressi del cimitero sino ad incanalarsi nei canyon molassici e pliocenici della Valle dell'Infemo e della Valle dei Preti per raggiungere il fiume Metauro dopo Caminate.

I recuperi in situ vennero agevolati grazie al potente sbancamento effettuato - quasi alla sommità del pendio che dalla strada di Santa Lucia scende verso la Valle dell'Inferno - per la installazione di una sonda per ricerche di idrocarburi. Proprio nei pressi di quest'area si sono rilevate altre due aree insediative, poste a breve distanza tra loro.

I materiali ritrovati e recuperati, depositati presso il Museo Civico di Fano, sono assegnabili come detto, all'età del Ferro e sono costituiti in genere da frammenti ceramici, in maggioranza vasellame. Il materiale di produzione è generalmente locale, ma in parte anche di importazione.

La ceramica è lavorata più o meno finemente ed è da ascrivere alle seguenti classi: ceramica d'impasto nei tipi fine, semifine, grossolano, da sottile a ben depurata fino a molto spessa e ricca di inclusi, ceramica d'impasto molto fine ("buccheroide"), ceramica figulina, giallo-rosata dipinta, ceramica a pasta grigia, ceramica attica. Sono state rinvenute anche fusaiole di varie forrne e arnesi da lavoro in osso e in selce, oltre a molti macinelli e macine.

Si sono rinvenuti numerosi frammenti di ossa di animali (denti, mandibole); molto abbondanti i resti di gusci di lamellibranchi marini. I reperti faunistici, accanto ad animali domestici quali il bue, la pecora, il cavallo e il maiale, comprendono alcune specie legate alla caccia, quali il cinghiale ed il cervo.

I reperti più interessanti recuperati sono rappresentati da frammenti di vasellame ove sono incisi segni alfabetici, graffiti dopo cottura, all'interno di due recipienti in ceramica di pasta grigia verosimilmente di importazione padana (area di Spina). Questi graffiti rinvenuti a San Costanzo sembrano essere a tutt'oggi gli unici graffiti alfabetici venuti alla luce in ambiente Piceno.

Ragguardevoli, anche come fattura, le selci lavorate: raschiatoi, bulini, punte di frecce, probabilmente neolitiche.










Reperti della necropoli picena di San Costanzo. Museo Civico di Fano (da BOCCAROSSA e altri 1997)
Foto Eusebi