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: 14.09.2005
: 14.09.2005

In alcune località del territorio di San Costanzo, all'intemo di affioramenti di sabbie plioceniche, sono inclusi ciottoli poligenici, che rappresentano la parte basale del Pliocene Medio.

Si tratta di ciottoli spesso di dimensioni cospicue e di varia natura litologica: graniti, dioriti, sieniti, diabasi, gabbri olivinici, porfidi quarziferi, gneiss, micascisti, filladi e quarziti, ai quali si associano ciottoli di rocce sedimentarie, quali arenarie glauconitiche, calcari nummulitici, calcilutiti compatte selcifere.In particolare, è possibile riscontrare la presenza di questi clasti in località Stacciola-Tufi, Valle dei Preti, Valle dell'Infemo.

Sulla presenza di questi ciottoli, prevalentemente di natura eruttiva e metamorfica, in subordine anche sedimentaria nell'ambito di un sedimento marino pliocenico, sono state fatte diverse e suggestive ipotesi. Rocce del genere non affiorano né nella nostra regione, né in regioni confinanti per un amplissimo raggio: i più vicini affioramenti di tipi litologici più o meno analoghi si ritrovano solo nelle Alpi, nella regione tosco-tirrenica ed in quella dalmata (SELLI 1954).

Pertanto, per giustificare questa presenza, sono state invocate modalità di trasporto del tutto particolari:
- ad opera di ghiacciai galleggianti (F.Cardinali);
- ad opera di radici di piante portate a mare dalle alluvioni o dalle piene dei fiumi (I.Canavari);
- ad opera di flutto di fondo;
- ad opera di onde incidenti lungo i litorali;
- per rimaneggiamento e trapasso continuo da una formazione all'altra attraverso i periodi geologici.

Ancor più suggestiva risulta l'ipotesi della provenienza di questi ciottoli da un massiccio cristallino, oggi sommerso completamente dai sedimenti dell'Adriatico (SELLI 1954). A questo proposito il Selli ha scritto: " Una tale ipotesi per quanto non suffragata da fatti diretti, spiegherebbe assai bene la distribuzione dei nostri conglomerati in vicinanza dell'attuale Adriatico, la loro composizione del tutto particolare e assai diversa da quella degli altri conglomerati pliocenici marchigiani, le notevoli dimensioni dei ciottoli le quali dimostrano un'origine vicina e infine la presenza di tipi litologici che non trovano riscontro nelle regioni di provenienza dinanzi supposte. Penso quindi che nell'Adriatico, al largo di quella che è oggi la costa pesarese, emergesse durante il Neogene un massiccio cristallino".

Le moderne teorie, che partono da un'attenta rivisitazione di studi e ricerche effettuate nel secolo scorso, hanno permesso di accertare che questi ciottoli (conglomerati), rappresentano dei depositi risedimentati.

All'origine i ciottoli poligenici, dopo il trasporto fluviale lungo le valli alpine (Alpi meridionali non meglio precisate dall'Adige ad occidente, al Brenta ad oriente), si sarebbero "'arrestati" per un certo periodo, durante il Pliocene, lungo una spiaggia situata molto più a sud dell'attuale allineamento Verona-Padova.

Da qui i suddetti ciottoli sarebbero scivolati in mare attraverso canyon sottomarini per arrestarsi in vaste aree allo sbocco dei canali stessi; queste aree erano rappresentate da bacini marini padano-adriatici in forte subsidenza.

Tra le località in cui è avvenuto il maggior numero di rivenimenti di questi ciottoli vanno ricordati Monte Peloso e Monteluro nel territorio di Tavullia, S.Veneranda, Fosso Sejore e Novilara nel territorio di Pesaro, Roncosambaccio nel territorio di Fano e i dintorni di San Costanzo e Mondolfo.










Ciottolo di origine eruttiva.
P. Alfieri