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Scheda
I fabbricati rurali sono il patrimonio culturale, sociale e storico della nostra realtà agricola e caratterizzano con la loro tipologia il paesaggio delle nostre campagne. Dalla loro conformazione si comprende il modello stesso della conduzione dei terreni. Il fabbricato rurale delle MarcheLa casa colonica marchigiana si differenzia secondo l’area geografica: quella di un podere di pianura o di bassa collina, ad esempio, è più ampia e maggiormente ariosa di quella dell’alta collina e della montagna. In attestazioni di fine Ottocento queste ultime si definiscono ristrette e poco salubri: ciò era dovuto alla minor rendita delle terre, che, per certi versi, condizionava il proprietario ad economizzare anche sui materiali; essi, il più delle volte, venivano reperiti sul posto: così abbiamo le case di terra, presenti un po’ dappertutto nella nostra regione e tuttora conservate nell’Alto Maceratese. I muri di queste costruzioni sono fatti con la sola terra mescolata a paglia e buina – lo sterco dei bovini- per altre la terra e il tufo fanno da materiale legante alle pietre. In questi casi, i muri portanti sono piuttosto spessi, così da garantire una maggiore stabilità e, simultaneamente, una migliore coibentazione termica. Quelle della pianura e della bassa collina sono, in gran parte, costruite con mattoni o con pietre, oppure con entrambi i materiali usati in modo armonico. La posizione e le originiLa casa colonica, in genere, è posta in maniera che da essa si possa controllare tutto il fondo, perciò si trova o al centro dello stesso podere o su un poggio, da cui deriva l’antico termine tumba, che significa, appunto, abitazione sopraelevata. La casa colonica marchigiana ha origine con la mezzadria e pertanto le costruzioni iniziali risalgono ai primi decenni del Millequattrocento. Alcuni autori sostengono che in principio ebbero la funzione di casa colonica gli stessi casareni (esistiti nel Medioevo e costruiti con montanti in legno, pareti di canna e terra e tetti di paglia, ed adibiti al ricovero temporaneo di lavoranti, animali, ed attrezzi) e le case torri, erette nel Medioevo a difesa dei territori. A queste ultime, nel corso dei secoli, sono state aggiunte altre parti abitative, per cui ancor oggi si notano case coloniche con resti di case torri colombaie. In certi casi intorno alla casa-torre si è costruito il casino di campagna, abitazione per la famiglia padronale, dove questa era solita trascorrere la villeggiatura. Un esempio tipico, nella provincia di Pesaro e Urbino, è la Palazzina in comune di Sant’Ippolito, di recente restaurata. La struttura
La casa colonica ha una forma quadrangolare, ha un tetto a due spioventi ed è costituita da un piano terra, il rustico, e da un altro elevato, l’abitazione; il primo piano, il più delle volte, è raggiungibile da una scala esterna, protetta da una loggetta: quest’accorgimento consente d’avere maggior spazio abitativo.
Al piano terra si trovano la stalla dei bovini, la cantina, il mesticaio e in certi casi la stanza per il telaio; al primo piano erano sistemati la cucina, il magazzino e le stanze da letto; in certe realtà era prevista anche una stanza per il padrone. La stanza da letto del capo-famiglia, ad esempio, trovava posto, di norma, sopra la stalla dei bovini, in maniera che durante la notte egli poteva rendersi conto, dai rumori prodotti dalle bestie, del loro umore; inoltre, d’inverno, era anche la stanza più calda a causa del riscaldamento, ad ipocausto, prodotto dalle bestie. Va ricordato che gli animali, soprattutto quelli da lavoro, erano considerati parte della famiglia allargata del mezzadro. La malattia o la scomparsa di un capo, infatti, era motivo d’afflizione per il contadino, perché gli causava, fra l’altro, anche un grave danno economico. Nelle realtà dell’entroterra, collina e montagna, la casa colonica era di solito insufficiente per la famiglia, quindi si era costretti ad una convivenza promiscua. |