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Scheda
: 01.08.2005
: 12.09.2006

Persone che vivevano in stretto rapporto con il mondo dell'agricoltura erano gli artigiani e i commercianti. Giacinto Sanchioni da cinquanta anni circa svolge l'attività di calzolaio. Egli ci ha raccontato che il calzolaio, una volta, confezionava per lo più le scarpe nella sua bottega artigiana o a domicilio. Ma, talvolta, per farle nuove e soprattutto quando doveva ripararle, si recava a lavorare presso le famiglie contadine. Come ricompensa, in questo caso, non riceveva dei soldi ma vitto e alloggio.

Rimaneva nella casa del contadino finchè non aveva terminato il lavoro e, siccome le famiglie, una volta, erano numerose, spesso si tratteneva anche una settimana e dormiva nella stalla, talvolta quando il calzolaio faceva le scarpe nuove, veniva pagato dai contadini in grano, olio… in quantità proporzionale al costo delle scarpe che a quei tempi si aggirava sulle 500 o 1000 lire.

Il lavoro veniva eseguito tutto a mano dall'inizio alla fine. Gli attrezzi usati erano l'incudine, il martello, la lesina, per la cintura, e il trincetto per tagliare il pellame. Per unire, attaccare le varie parti si usavano soprattutto i chiodi. La colla di pesce si utilizzava per la tomaia, tra la pelle e la fodera. Per lucidare e rifinire le scarpe si adoperavano la lima, la carta vetrata e il vetro.

Il tipo di pelle più usato era l'anfibio (parte più spessa dell'animale). Talora il capretto, il vitello. Non si facevano scarpe di lusso, ma da lavoro, per lo più. La lavorazione era lunga e faticosa. Per fare un paio di scarpe occorrevano tre o quattro giorni. L'orario veniva sempre deciso dal padrone, non era fisso: capitava di lavorare dalla mattina alla sera o otto ore, per esempio, in base alla quantità di lavoro da svolgere. Il padrone obbligava a finirlo, non si poteva rinviarlo all'indomani. Se il giorno successivo il lavoro era poco, si facevano magari cinque ore. Una cinquantina di anni fa nella zona di Mombaroccio c'erano circa cinque botteghe artigiane per calzature: una a Montegiano, una a Villagrande, una a Mombaroccio, una al Cairo, un'altra nella zona tra Montegiano e Fano. Oggi, la lavorazione delle scarpe, quando avviene artigianalmente, richiede minor fatica e tempo rispetto al passato, perché la tomaia viene cucita a macchina; il materiale viene tagliato con le trance; la rifinitura e la lucidatura si fanno con la fresa e con la rifinitrice.