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Scheda
: 28.07.2005
: 12.09.2006
Il mangiare durante il lavoro nei campi

Durante la mietitura era usanza fare una pausa per la merenda costituita da panettone e bianchello messo in fresco nel pozzo, aromatizzato con fette di limone appena spiccato da una delle piante in vaso ("limonata").

Anche la colazione durante l'aratura, costituita da frittata di cipolle o stoccafisso in umido, veniva consumata nel campo presso le vacche aggiogate.

La massaia che arrivava con la canestra dei viveri, portata sulla testa sopra il cercine ("croia") veniva accolta con lo stornello:

"Cantàn 'na cansuncina lesta lesta:
ariva la padrona sa la canestra!".

La porchetta

Un tempo la porchetta veniva occasionalmente preparata da qualche contadino di lunga esperienza e cotta nel forno del pane. Non si usava un maiale adulto per fare due rotoli di porchetta, secondo l'uso ormai invalso, ma un solo maiale giovane che veniva sapientemente speziato e farcito con le frattaglie bollite. Siccome la porchetta va mangiata appena sfornata, calda e croccante, la fine della cottura veniva "sgaggiata", cioè gridata da un giovanotto che saliva sulla cima di uno degli olmi più alti e gridava in tutte le direzioni, come un muezzin dal minareto, "E' cotta...!"

Il pane

Il cibo, come "Grazia di Dio", veniva considerato con rispetto; al pane era attribuito un senso di sacralità speciale. Non doveva essere sprecato nè gettato fra i rifiuti; il pane secco serviva per alimentare i polli o il maiale.

Alcune mamme pretendevano dai figli che raccogliessero le briciole cadute dal tavolo e le baciassero per riparare la colpa di averle lasciate cadere.

Sulla pagnotta di pasta cruda schiacciata entro un piatto, e destinata a servire da fermento naturale per la successiva infornata di pane, veniva incisa una croce con la lama di un coltello; poi su ciascuno dei quattro spicchi veniva impresso un cerchio con l'occhiello della radimadia ("radmatra") di ferro.

Acqua e fuoco

La purezza delle acque dei fossi e delle pozze era tutelata da un radicato tabù ancestrale; anche al fuoco era dovuto un rispetto di natura sacrale:

"Chi piscia tl'aqua e sputa tel foc Dio i dà loc!"

(...Dio gli dà luogo, cioè lo manda all'inferno).

Il matrimonio

Fino al primo dopoguerra la funzione del sensale di matrimoni era tenuta in notevole considerazione. "Fare da ruffiano" a qualcuno non aveva nulla di disdicevole. Lo si diceva con serietà e senza imbarazzo. C'era chi lo faceva per cortesia o come opera buona; c 'era chi lo faceva in modo più professionale, attendendosi qualche riconoscimento: tradizionalmente il regalo di una camicia gialla. Col passare degli anni la costumanza cadde in desuetudine tanto che a chi indossava casualmente una camicia gialla si diceva scherzosamente: "A chi hai fatto da ruffiano?".

I bambini

A un bambino che compiva gli anni non si faceva la festa di compleanno; ci si limitava a tirargli le orecchie in alto, quasi per aiutarlo a crescere.

Un dentino caduto veniva lasciato in un angolo; un topolino veniva a prenderlo e lasciava una moneta (così si faceva credere ai bambini che perdevano i denti).

"Vuoi vedere Roma?", si chiedeva a un bambino, sollecitando la sua curiosità. Se il bambino accettava l'invito, l'adulto lo sollevava tenendogli la testa fra le mani. La decadenza di questa usanza è probabilmente da imputare al timore che il gioco potesse causare qualche danno all'epistrofeo del bambino.

A un bambino che avesse preso paura, si faceva bere un bicchiere d 'acqua. In caso di forte spavento lo si portava in chiesa affinché il sacerdote lo sottoponesse alla "lettura del vangelo", cioè all'ascolto dl una speciale preghiera, col rischio che si spaventasse ancora di più.

Inghiaiatura delle strade

Fino agli anni successivi alla seconda guerra mondiale all'inghiaiatura annuale delle strade maestre dovevano provvedere i contadini, usando vacche, birocci, pale.

Il cantoniere comunale passava di casa in casa stabilendo per ciascuna famiglia il numero dei carichi di ghiaia o le giornate di lavoro per stenderla, spettanti obbligatoriamente.

La ghiaia veniva prelevata dal greto del fiume e scaricata ai lati della strada nei punti a ciascuno assegnati, nel mese di settembre, prima delle piogge autunnali. Tale pratica di origine remota era nota come la "fasión", cioè la fazione, termine che significa anche "servizio obbligatorio e gratuito".

Lavori a cottimo

Un'usanza di origine antichissima, destinata ad estinguersi col tramonto della civiltà contadina era quella del cottimo, inteso come compenso forfettario in natura per prestazioni d'opera artigianali. Il contratto di cottimo veniva concordato fra un contadino e gli artigiani o professionisti di cui aveva bisogno in modo abbastanza continuo: il fabbro, il sarto, il calzolaio, il veterinario, il flebotomo, la levatrice e, talvolta, anche il becchino. Il compenso consisteva solitamente in grano, a volte anche in granoturco, uva e altri prodotti del podere.

Regali al proprietario

Al proprietario del podere il mezzadro doveva spesso prestazioni dl manodopera e primizie del podere. Secondo le dimensioni del podere erano obbligatori uno o più paia di capponi per Natale e un certo numero di "pollastre di ferragosto", polli novelli particolarmente delicati.

Pesi e misure

Nel periodo fra le due guerre erano ancora in uso, talvolta solo nel nome, misure non decimali di antica origine.

Il grano veniva misurato a quintali, ma il granoturco veniva ancora misurato a "copponi" (recipiente cilindrico basso corrispondente a poco più dì mezzo quintale). Era inoltre conosciuta la "coppa", più piccola del coppone (confronta l'espressione "Mangiare una coppa di sale", per dire "rodersi il fegato") e la "provenda", più piccola della coppa (le due misure erano unite in un recipiente di legno di forma tronco conica che poteva essere capovolto per usare l'una o l'altra misura).

La "soma" (da cui "somaro") era usata come unità di misura per le canne e corrispondeva a un grosso fascio; ma si usava anche come misura di capacità delle botti da vino e corrispondeva a una quantità superiore all'ettolitro.

La "canna", corrispondente a due metri lineari, si usava per misurare la lunghezza del lavori di scasso per i filari.

Si usava la "libbra" per indicare mezzo chilo o un terzo di chilo; mentre l' "oncia" era usata esclusivamente per misurare il seme dei bachi da seta.

Come misura agraria erano usati sia l'ettaro che la "tavola", corrispondente a 1000 metri quadrati.

Spaventapasseri

Lo spaventapasseri, costruito con due bastoni in croce imbottiti di paglia e vestito con abiti stracciati e con un cappellaccio, era chiamato "el pup del canapar", perché di preferenza veniva collocato nei campi di canapa che attiravano uccelli di varie specie con i loro semi inebrianti.

Animali

Le rondini, a parte il caso raro di un cacciatore frustrato che le prendeva a fucilate, erano generalmente tollerate e rispettate.

Fra gli insetti godevano di particolare benevolenza le coccinelle, dette "mariole" o"mariuole" (cfr. lo spagnolo "mariposa", per farfalla).

I ragazzi si divertivano a posarle su una mano e a farle volare recitando la formula magica:

" Mariola, mariola chi t'ha fat la camiciola?
Me l'ha fata mama mia.
Mariola vola via!"

Questo rispetto per le coccinelle e il gioco di farle volare sembra che siano diffusi fra i bambini di vari paesi, come dimostra la seguente "incantation" inglese:

"Ladybird, Ladybird, fly away home:
your house is on fire and your children all gone.."

"Uccello della Madonna, vola via a casa, la tua dimora è in fiamme e i tuoi figli sono scappati.."

Altri insetti, per esempio i grassi grilli campestri che avevano le tane fra le zolle di terra da cui spuntavano le piantine del granoturco, non godevano di simili riguardi. Ai bambini che ne catturavano uno gli adulti suggerivano malvagiamente: "Mettigli una paglia nel culo e mandalo al mulino alla Cerbara!". La malcapitata bestiola con la pagliuzza infilata nell'addome doveva avere ben altre preoccupazioni che quella di mettersi in cammino per la Cerbara, sull'altra sponta del fiume.

Le puzzole, dette anche "martarelli" o "gatpùs" (gattipuzzi) facevano spesso stragi nei pollai.

Per avere la dispensa a portata di mano scavavano la tana alla base delle cataste costruite con le fascine dei tralci delle viti; qui mettevano su famiglia. Durante la notte facevano scorrerie anche nei pollai del vicinato, senza far rumore e senza lasciare traccia, salvo qualche raro escremento; divoravano le vittime nella tana e lasciavano le loro penne e le zampe sotto le fascine. Quando i contadini se ne accorgevano disfacevano le cataste e fucilavano spietatamente gli adulti e i giovani, attenti a non farsi spruzzare dal loro liquido fetido. Qualcuno talvolta ne catturava un esemplare vivo per la "cerca", cioè per portarlo in giro di casa in casa, legato per il collo alla stanga di un carrettino, a chiedere qualche regalo (uova, salumi) in considerazione dell'utilità che la cattura dell'animale aveva per tutti i possessori di polli. La bestiola schizzava come una molla dal suolo al carretto nell' inutile tentativo dl liberarsi.










Sant'Antonio con gli animali ("santino").