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: 11.07.2005
: 11.07.2005
La storia

La valle del Cesano si forma nell'era quaternaria (neozoico). "Prima - scrive Alessandro Pitrè nel volume Valcesano, strade di un museo, edito da Maggioli - le sole terre emerse erano costituite dalle colline a margine che superavano le acque dell'Adriatico, non ancora ritiratosi. Di questi movimenti d'acque, del successivo stratificarsi geologico, sono testimonianza quei fossili che hanno sollecitato l'attenzione del mondo scientifico"

La valle del Cesano segna il confine tra la provincia di Pesaro-Urbino e quella di Ancona, si estende dal verante orientale dell'Appennino centrale marchigiano - dominato dal Monte Catria (m. 1702) - fino all'Adriatico, sul tratto Marotta-Cesano di Senigallia, per una lunghezza di 60 Km circa ed una ampiezza di 10-25 Km, è attraversata e resa fertile dal fiume Cesano, il quale riceve le acque dal Cinisco, dai torrenti Nevola, Rio Grande, Rio Maggio e di altri modesti ruscelli.

Del fiume c'è da dire che, data la natura carsica del suolo, ha una portata piuttosto scarsa, nonostante la notevole piovosità dell'alta valle. Da ciò consegue che l'acqua penetrata in profondità fuoriesce poi da falde in sorgenti di portata interessante, tanto che nel 1973 fu condotto uno studio specifico di utilizzabilità delle acque.

La collina di Montedoro

Si tratta di un luogo panoramico che sovrasta il fiume Cesano, dal quale si può seguire con lo sguardo molta parte della sua valle con bella prospettiva sull'Appennino. Forse un tempo - secoli XI e seguenti - Scapezzano e Mondolfo sono stati punti forti a guardia della foce del fiume, allora risalibile con natanti di modesto pescaggio per alcuni chilometri.

Sulla collina di Montedoro, così chiamata non perchè vi sitrovasse oro, come pure si è creduto, ma per l'abbondanza dei raccolti di grano che vi si facevano ( e si fanno tuttora), in età preistorica sorse un piccolo insediamento al quale seguì quello ben più consistente di un gruppo piceno e poi romano.

A dar prestigio a Montedoro c'è poi la storia che racchiude la sua terra. Ci troviamo infatti in una zona archeologica e in questi ultimi decenni sono stati scoperti dei reperti di rilevante interesse storico-scientifico. Tali reperti sono documenti antichissimi dell'età della pietra, dell'età del ferro, del periodo dei Piceni, e di quello dei Greci, Etruschi, Galli e Romani.

Numerose tombe attestano queste presenze precristiane con inumazioni dei cadaveri a modesta distanza da un piccolo villaggio di capanne, fortificato con cinta di argilla e palificazione lignea. Restano buchi dei tronchi posti a sostegno delle abitazioni, basamenti e tracce di fornacelle per cuocere l'argilla, indizi delle attività svolte al fine di garantire agli abitanti una esistenza fondata su caccia, agricoltura, piccolo allevamento

Qui oltre a diverse case rurali sorge anche una chiesuola di cui ne ha fatto sempre uso la Parrocchia di Scapezzano per celebrarvi le varie festività annuali e la Messa domenicale. Questa non ha una storia ben precisa e documentata, quella che vediamo oggi è stata restaurata nel 1929 dalla Famiglia Allegrezza che possedeva vari terreni in questa zona condotti a mezzadria da coloni.

La chiesina è una comune cappella di forma rettangolare con una piccola sacrestia. Due barre di ferro che sporgono di poco dal tetto fungendo da campanile sorreggono una campana, anch'essa piuttosto piccola che riesce però a farsi sentire in tutta la campagna circostante. Sopra l'altare nella parete di fondo c'è una tela in cui è ritratta l'immagine della Madonna con Bambino chiamata Madonna del Parto, alla quale fino qualche decennio fa veniva attribuita una gran devozione dagli abitanti del luogo e in particolare le gestanti si affidavano alla sua protezione.

La valle del trocco

la Valle del Trocco è una valletta perpendicolare alla costa, con il corso d'acqua direttamente tributario in mare, non ancora compressa dalla forsennata urbanizzazione costiera. La parte medio-alta è un esempio unico di conservazione ambientale nel territorio senigalliese, una piccola oasi in un ambito costiero con poche case sparse, vecchi pozzi, assenza di strade carrozzabili, molto verde. Nella parte centrale ci sono stati dei rinvenimenti archeologici di un certo rilievo come il molino di epoca romana portato alla luce, e poi reinterrato nelle immediate adiacenze dell'A/ 14. La parte bassa, pianeggiante, è segnata dalla presenza di due bellissimi filari di mori (Morus nigra) che fiancheggiano una stradina privata. Superata in cavalcavia l'autostrada, una pista in terra battuta bordata da ulivi percorre dolcemente la valle fino ad alcune case coloniche, dove lascia il passo ad una carrareccia che risale sempre più ripidamente la collina di Scapezzano.

In questo tratto è da segnalare la presenza di numerose querce, alcune delle quali di notevole dimensione e ragguardevole età. Tutta la valle è lunga poco più di due km. La zona era in passato caratterizzata dalla ricchezza di acqua. Lungo la valletta si possono ancora incontrare alcuni casotti in muratura che denotano la presenza di pozzi. Delle fonti presenti lungo il fosso ne rimane attiva solo una.

La fauna

Per la sua collocazione geografica, la foce del fiume Cesano si presta particolarmente come punto di sosta per le specie migratorie durante le estenuanti tappe di trasferimento. Il carattere torrentizio del mcorso d'acqua e la secca estevia, non consentono la formazione di grandi colonie di uccelli nidificanti, come avviene su altri corsi d'acqua della nostra regione.

In ogni caso, durante il periodo dei passi migratori (marzo-maggio, settembre-novembre) è facile osservare molte specie estive, fra le quali spiccano: l'airone cenerino, la garzetta, il cavaliere d'Italia e varie specie di limicoli: il combattente, la pittima reale, il beccaccino, il corriere piccolo, il piro-piro, ecc e numerose specie di passeriformi nidificanti: l'usignolo, il codirosso, il saltimpalo, il rigogolo ed il pigliamosche.

La presenza del martin pescatore è limitata ad alcune zone più interne, in particolare nei numerosi laghi di cava che si trovano nel territorio di castel Colonna e Monterado. In inverno, in particolare durante i periodi di freddo intenso nel nord Europa, è possibile osservare dell anatre (germano reale, moretta, ecc.) al largo della costa che si riposano sull'acqua in attesa di condizioni atmosferiche più favorevoli. Sempre lungo la fascia costiera, di fronte alla foce, oltre alla quasi permanente presenza di gabbiani, da alcuni anni sostanto più famnigli di cormorani e tuffetti.

La vegetazione

Limitando la segnalazione delle caratteristiche vegetazionali nell'area della foce, si può affermare che ci troviamo di fronte ad una elevata densità vegetazionale ed anche una interessante formazione boschiva, quasi scomparsa o comunque poco presente in tutta la costa adriatica in aree delle stesse caratteristiche.

La costa

La costa nei pressi della foce del fiume Cesano è costituita da una spiaggia ghiaiosa, dove si rinvengono specie tipiche di tali ambienti, quali il papavero delle spiagge (Glaucium flavum) e la nappola italiana (Xanthium italicum).

Nella stagione invernale però la specie che caratterizza la spiaggia è solo una: la canna comune (Arundo donax) che in cespugli più o meno grandi difende la costa dai venti marini.

Il fiume

Il fiume Cesano presenta gli elementi comuni ad ogni ambiente fluviale: il bosco ripariale nella parte più lontana dal corso d'acqua, caratterizzato da specie comuni come il pioppo bianco e il pioppo nero (Populus alba e P. nigra), il salice bianco e il salice da ceste (Salix alba e S. triandra); la vegetazione arbustiva di salici situata a ridosso del fiume con il salice rosso e il salice ripaiolo (Salix purpurea e S. eleagnos) e le associazioni tipiche degli orli dei boschi ripariali, di cui ricordiamo le specie più note quali il farfaraccio dalle grandi foglie verdi (Petasitetum hybridi) e la "temuta" ortica comune (Urtica dioica).

Interessante è però evidenziare le specie che ritroviamo all'altezza del pioppeto, specie quali: il rovo (Rubus ulmifolius), il prugnolo (Prunus spinosa), il biancospino (Crataegus monogyna), la fusaggine o beretta da prete (Euonímus europaeus); tutte specie tipiche della macchia del bosco di roverella (Quercus pubescens), la cui presenza nel pioppeto con esemplari (taluni secolari) di diversa età sembra confermare.

La collina

La collina rurale che si affaccia spesso sul mare è molto variegata, i campi coltivati presentano ai loro margini una specifica vegetazione "infestante", mentre notevoli sono le siepi stradali e talvolta di confine o lungo i principali fossi.

Troviamo infatti siepi di Tamericio (Tamerix spp.), di Paliuro (Paliurus spina-christi) o miste con roverella, olmi (Ulmus minor) e l'esotica robinia (Robinia pseudoacacia), più o meno isolati rinveniamo anche il prugnolo e il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia).

In queste siepi trovano spazio anche le specie rampicanti quali la vitalba (Clematis vitalba) e il caprifoglio (Lonicera caprifolium) e all'ombra negli spazi liberi il gigaro (Arum italicum).

        Dimitri Giardini









Cesano - Carte Vaticane XIV sec.

Cesano - Antica carta della Val Cesano
Ducato d'Urbino XVII sec.


Selva di Montedoro
Archivio M. Giardini


Quercia plurisecolare
Cesano Bruciata
Strada Montedoro
Archivio M. Giardini


Selva di Montedoro
Archivio M. Giardini


Altopiano di Montedoro
Archivio M. Giardini


Chiesina di Montedoro
Archivio E. Marinelli


Chiesina di Montedoro
Archivio E. Marinelli