Presentazione
Indice Generale
Bibliografia
Autori
Luoghi
Lo staff
Link
Contatti
Guida
Glossario
Motore di ricerca

 
Accesso riservato ai curatori della banca dati

Scheda
: 28.10.2005
: 28.10.2005

In questa sezione descriviamo, sulla base delle teorie scientifiche più recenti, il contesto geodinamico e sismotettonico della regione geografica in cui si colloca la Valle del Cesano. Le descrizioni di seguito fornite sono tratte dai recenti lavori pubblicati dal "Gruppo di Lavoro per la redazione della mappa di pericolosità sismica coordinato dall'INGV" (Ordinanza PCM 20/03/2003 n. 3274).

La Geodinamica è quella branca delle Scienze Geologiche che studia e ricostruisce i movimenti della crosta terrestre nel corso delle ere geologiche. E' noto infatti che la crosta terrestre, o meglio la litosfera, è suddivisa in una serie di placche grandi e piccole che, a causa dei moti convettivi dell'interno del Pianeta, si muovono e si deformano con velocità dell'ordine dei millimetri all'anno. Nelle zone di contatto tra una placca e l'altra si verifica la maggior parte dei fenomeni geologici "catastrofici", quali il vulcanesimo, la sismicità, le orogenesi, ecc..

La sismotettonica studia invece i rapporti tra le deformazioni tettoniche (pieghe, faglie, ecc.) della crosta terrestre e la sismicità che ne scaturisce, fino ad individuare e caratterizzare le faglie che originano i terremoti nel presente.

Il contesto geodinamico in cui la zona in esame si colloca è il risultato dell'evoluzione geologica del Mediterraneo centrale, nel quale si assiste da alcuni milioni di anni alla lenta collisione tra i continenti (o placche) Africano ed Euroasiatico. Questa collisione ha generato l'orogenesi della catena Appenninica lungo la linea di sutura tra le due placche. La zona subito a nord-est della catena è un'"avanfossa", la quale si è riempita, nel corso dei milioni di anni, di sedimenti marini. La zona adriatica rappresenta l'"avampaese" di questa collisione, ovvero la zona ancora non deformata del margine di placca africana. Oggigiorno, la sutura è divenuta la fascia più elevata della catena Umbro-Marchigiana, mentre i sedimenti depositati nella zona di "avanfossa" sono stati compressi e sollevati dal fondale marino fino a formare le attuali colline marchigiane. Lungo il margine di sutura, intanto, parte della placca "adriatica", a nord-est della sutura, sprofonda ("subduce") al di sotto della placca europea a sud-ovest.

Tutti questi movimenti geodinamici hanno prodotto nel corso dei milioni di anni nella crosta terrestre locale intensi piegamenti e fagliazioni con conseguente incessante attività sismica. Le deformazioni tettoniche non sono state omogenee ovunque, bensì si sono differenziate da zona a zona dando origine a strutture geologiche ed attività sismiche specifiche. Oggigiorno, la suddivisione schematica in domini sismotettonici e zone sismogenetiche che gli scienziati propongono è quella riassunta in Fig. 2.1, nella quale in territorio nazionale è suddiviso in poligoni corrispondenti ad altrettante zone sismogenetiche. Nella stessa figura si riportano simboli corrispondenti ad ipotetiche strutture sismogenetiche oggi attive.

Per quanto riguarda la Valle del Cesano, la zona ricade entro il margine adriatico in subduzione sotto la catena appenninica. Tale zona viene suddivisa schematicamente in tre fasce. La prima fascia corrisponde alla catena Umbro-Marchigiana, lungo la quale si manifestano le maggiori deformazioni tettoniche, e quindi i più alti tassi di sismicità, con molti terremoti, alcuni dei quali di elevata magnitudo (Mmax = 6,3); tale zona è caratterizzata da distensione tettonica e vi sono processi geodinamici così intensi da produrre faglie visibili anche in superficie. Nella fascia collinare, più a nord-est, i processi deformativi sono più blandi, di tipo tettonico prevalentemente compressivo, con meno terremoti e di magnitudo più bassa (Mmax = 6,1). La fascia più esterna, corrispondente alla costa adriatica ed al mare antistante, rappresenta la zona più avanzata dove è possibile ancora individuare deformazioni tettoniche di tipo compressivo accompagnate da una sismicità di medio grado (Mmax = 6,1).

Per quanto riguarda la "strato sismogenetico", ovvero l'intervallo di profondità nella crosta terrestre entro cui si verifica la maggior parte dei terremoti, si nota che nella fascia umbro-marchigiana esso si attesta intorno agli 8-10 km, nella fascia collinare si approfondisce attorno ai 12-20 km, per poi riemergere nella fascia costiera attorno ai 5-8 km di profondità.










Figura 2.1. Mappa delle zone sismogenetiche e sorgenti sismogenetiche individuate nel territorio italiano. Il colore dei simboli indica la magnitudo attesa da futuri terremoti. Tratto da Meletti e Valensise (2004).
Gian Luca Patrignani