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: 10.01.2006
: 10.01.2006

(Fig. 27). La foce del F. Cesano nell’aprile 2003 (foto D. Savelli). Il F. Cesano sfocia in Adriatico circa 3 Km a sud-est di Marotta. La foce che oggi vediamo si è stabilizzata nell’attuale posizione solo da poche migliaia di anni. Infatti, durante le fasi glaciali quaternarie, il raffreddamento climatico globale ha provocato ampie espansioni delle calotte glaciali e dei ghiacciai continentali. Durante l’ultimo glaciale (seconda metà del Pleistocene superiore), per effetto dell’enorme quantità d’acqua imprigionata nei ghiacciai continentali, il livello marino si è abbassato di oltre 120 m, lasciando scoperto il fondale dell’Adriatico fino circa all’altezza di Pescara e raddoppiando di fatto l’estensione della Pianura Padana. In tal modo, i fiumi marchigiani, e con essi il F. Cesano, si sono trovati a gettarsi non come oggi nelle acque dell’Adriatico, ma su un vasto prolungamento della Val Padana. La risalita del livello marino protrattasi per tutta la prima parte dell’Olocene, fino a 5.000 anni fa circa, ha riportato gradualmente l’Adriatico all’estensione attuale e i fiumi marchigiani a riacquisire uno sbocco diretto in mare. Durante le ultime migliaia di anni, la linea di riva ha conosciuto fasi di relativo avanzamento e arretramento, oscillando comunque attorno alla sua attuale posizione. Resta tuttavia alquanto problematica la formazione della piana costiera che con minor o maggior ampiezza corre da Fano a Falconara, abbracciando le foci dei fiumi Metauro, Cesano, Misa ed Esino. I soli meccanismi climato-eustatici e le modificazioni legate a eventuali interrimenti di stagni costieri, non sembrano infatti in grado da solidi spiegarne la genesi. Probabilmente nella sua origine va anche invocato il recente sollevamento dell’entroterra, confermato e avvalorato dall’analisi dei terrazzi fluviali, che può aver blandamente innalzato la fascia costiera sottraendone una piccola parte al mare.

(Fig. 28). Particolare della barra di foce del F. Cesano nell’aprile 2003 (foto D. Savelli). La morfologia della zona di foce attuale è controllata, oltre che delle varie opere antropiche, della complessa interazione fra i processi fluviali e quelli marini. Proprio da questa interazione ha origine la barra di foce, cioè il cordone subparallelo alla costa che separa dal mare il tratto terminale del canale fluviale. Le ghiaie portate dal fiume vengono ridistribuite dall’azione marina di onde e correnti lungo riva e addossate alla “depressione” corrispondente allo sbocco fluviale. Il canale fluviale, cercando il proprio sbocco al mare, devia scorrendo dietro l’accumulo e allungandosi verso sud-est, nella direzione prevalente del trasporto marino.

(Fig. 29). La foce del F. Cesano nel dicembre 2004 (foto D. Savelli). La presenza della barra di foce riflette una energia della corrente fluviale bassa relativamente all’azione marina, quindi non in grado di “sfondare” la barriera di onde e correnti e distribuire sedimenti sul fondale marino. Comunque, le barre di foce sono forme mobili ed effimere. Infatti, durante le maggiori fasi di piena, l’energia della corrente fluviale cresce notevolmente, tanto da giungere a sovrastare l’azione marina: in queste fasi la barra di foce può essere parzialmente o completamente smantellata dall’azione fluviale. Col calare della piena, il corso d’acqua perde energia e l’azione marina prende a costruire una nuova barra di foce.

(Fig. 30). Le acque fluviali a contatto con le acque marine nella foce del F. Cesano (dicembre 2004) (foto D. Savelli). I detriti grossolani, trasportati dalla corrente fluviale sul fondo dal canale, forniscono al mare i materiali coi quali costruire le barre di foce. I detriti più fini, trasportati invece in sospensione (torbida), vengono immessi in mare durante le piene e, in modo molto graduale, man mano che l’acqua fluviale si mescola con l’acqua marina, si disperdono in essa decantando lentamente e sedimentandosi sul fondo, a formare i drappi fangosi che ricoprono il fondale al largo dei litorali sabbioso-ghiaiosi.

(Fig. 31). La spiaggia adiacente alla foce del F. Cesano (dicembre 2004) (foto D. Savelli). La natura ghiaiosa della spiagge adiacenti alla foce del F. Cesano è collegata con l’apporto fluviale grossolano. Il profilo della spiaggia non è regolare, ma presenta serie di gradinature che riflettono sia l’escursione di alta marea (gradini in posizione inferiore), sia mareggiate di maggiore o minore intensità, in grado di smistare e accumulare detriti anche relativamente grossolani in posizione piuttosto arretrata ed elevata. La posizione delle creste più elevate, arretrate e con ciottoli più grossolani (berma di tempesta), si collega direttamente con l’intensità e l’altezza del moto ondoso delle principali mareggiate.










Fig. 27. La foce del F. Cesano nell’aprile 2003 (foto D. Savelli)

Fig. 28. Particolare della barra di foce del F. Cesano nell’aprile 2003 (foto D. Savelli)

Fig. 29. La foce del F. Cesano nel dicembre 2004 (foto D. Savelli)

Fig. 30. Le acque fluviali a contatto con le acque marine nella foce del F. Cesano (dicembre 2004) (foto D. Savelli)

Fig. 31. La spiaggia adiacente alla foce del F. Cesano (dicembre 2004) (foto D. Savelli)