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Scheda
: 09.11.2005
: 09.11.2005

Lungo il tratto in esame, sono stati rinvenuti diversi elementi databili, capaci cioè di dare un’indicazione temporale del corpo alluvionale in cui sono stati ritrovati. Queste informazioni, se considerate con le adeguate precauzioni, sono molto utili alla ricostruzione del paleoambiente. Mettendo in relazione corpi litologicamente e/o stratigraficamente simili, si ha infatti la possibilità di identificare nello spazio una “linea tempo” utile all’elaborazione di ulteriori considerazioni.

Si possono ad esempio rinvenire manufatti litici preistorici e/o protostorici; oppure frammenti di manufatti di epoca romana levigati e arrotondati dall’azione fluviale; o ancora, di primaria importanza, campioni di materiale organico (più probabilmente legno). [fig. 1, fig. 2]

I materiali organici, attraverso il metodo del “radiocarbonio”, che valuta in laboratorio il decadimento radioattivo dell’isotopo del carbonio, vengono datati in maniera assoluta, con un margine relativamente piccolo di imprecisione, fino ad un limite proprio del metodo di 41.000 anni (estendibile con opportune tecniche a 44.000).

Ovviamente il grado di comprensione delle modalità evolutive di un paesaggio è direttamente proporzionale alla quantità di reperti rintracciati nello stesso; nonostante questo bisogna però considerare il grado di attendibilità della datazione, che può diminuire se si considera il rimaneggiamento. Con quest’ultimo termine si valuta la possibilità che un elemento databile possa essere stato spostato, per cause varie, dalla sua posizione originaria, e che quindi possa essere entrato a far parte di un corpo non avente la stessa appartenenza temporale.

Considerando il fattore rimaneggiamento, il limite di 41.000 anni del metodo e che la conservazione di un elemento organico nel tempo si può considerare statisticamente improbabile (a causa della necessità di essere contenuto in un’ “involucro” naturale protettivo e anossico), si deduce che non è così semplice usufruire delle datazioni radiometriche. [fig. 3]

Nella zona in esame sono stati segnalati diversi affioramenti contenenti campioni lignei databili e vengono ubicati in fig..... e di seguito elencati:

  • SN1 e SN2 (Calderoni, Nesci, Savelli, 1991); localizzati in una cava in disuso che veniva coltivata vicino alla sponda sinistra del fiume Cesano, circa 500m a valle del sito di C. Mengaroni, esposta per una lunghezza di 200m, con una sezione con direzione E-W. Qui le alluvioni terrazzate, che poggiano sulla roccia madre marnoso-argillosa Pliocenica, mostrano verso il basso una sequenza sabbio-limosa. Verso l’alto, la sequenza è troncata per erosione e ricoperta da ciottoli e alluvioni sabbio-ciottolose mostranti stratificazioni incrociate “a festoni” tipiche di canali del tipo braided. Nella porzione superiore dell’affioramento troviamo un livello a granulometria fine (argilloso, limoso e sabbia fine ). Qui sono stati raccolti i campioni di legno SN1 e SN2 (rispettivamente cod. Rome-108 e 109, datati 35600 e 37300 anni circa ). Tale livello, troncato alla sommità da una superficie erosionale alquanto irregolare, è ricoperto da orizzonti alluvionali sabbiosi e sabbio-ciottolosi. [fig. 4]
  • SN3 e SN4 (Calderoni, Nesci, Savelli, 1991); qui la sezione (lunga circa 100m e orientata NNE-SSW) è esposta sulla parete di una cava vicina alla sponda sinistra del fiume Cesano, all’interno del meandro ubicato alla confluenza del torrente Maggio. Le alluvioni terrazzate, spesse circa 10m, sono costituite da ghiaia e subordinate e/o fangose “mud-balls”. Qui, le geometrie “a festoni”,prevalgono nella parte inferiore e nella parte centrale della sezione. Tali strutture sono a volte tagliate da canali trasversali, da 2 a 3m di profondità, riempiti di ghiaie ad alto angolo di inclinazione (30/40°), in strati inclinati tabulari immergenti NNE. Al di sopra delle sequenze fluviali “braided” delle alluvioni terrazzate, compare un orizzonte a stratificazione incrociata del tipo epsilon, frequentemente interrotte da depositi canalizzati (depositi di canali di chute). Il campione di legno SN4 (cod. Rome –110; 32500 anni circa) è stato raccolto nella porzione inferiore della sezione in una lente argillo-limoso-sabbiosa, grigio bluastra, contenente anche dei pezzi sparsi di carbone. Inoltre sono stati trovati piccoli pezzi di legno fossile (campione SN3); le loro dimensioni erano scarse per una datazione al radio-carbon. [fig. 5]
  • SN5 e SN6 (Calderoni, Nesci, Savelli, 1991); la sequenza alluvionale è esposta in una sezione lunga circa 150m in corrispondenza di una ex-cava sull’argine sinistro del fiume Cesano, immediatamente a monte della confluenza di S.Lorenzo in Campo. In questa sezione affiora la parte medio-superiore delle alluvioni terrazzate del terzo ordine, da circa 15m sopra il talweg fino 2/3m sotto il livello del terrazzo. Verso l’alto compare un livello silto-sabbioso spesso circa 2m, caratterizzato da laminazioni orizzontali e/o stratificazione fini (forse depositi di piana esondabile). Questo livello contiene subordinate lenti ghiaiose e passa verso il basso a ghiaie caratterizzate da una tipica stratificazione incrociata del tipo epsilon (di point-bar). Questo orizzonte poggia in discontinuità su un corpo alluvionale ghiaioso contenente frequenti piccole lenti sabbio-silto-argillose, due delle quali contengono i campioni di legno datati; l’ SN5 e l’ SN6. dei due campioni datati, l’SN5 (cod. Rome-111: 31700 anni circa), il più in alto, era contenuto in una lente ritenuta in situ, mentre SN6 (cod. Rome-112: 37300 anni circa), il più in basso, era contenuto in un “mud-ball”, ubicato circa 2m sotto i precedenti [fig. 6]
  • SN7 e SN8 (DALL’AGLIO et al., 2004); nei depositi che affiorano lungo il Rio Freddo, sono stati rinvenuti numerosi macroframmenti vegetali, alcuni identificati come semi e foglie di Quercus sp. Attraverso l’analisi al radiocarbonio dei reperti trovati, è stata attribuita una età di 2.970±70 anni B.P. ai reperti del sito SN8 (cod. Rome-544), che farebbe ipotizzare la presenza di una fase pre-romana con un corso fluviale sinuoso, in una situazione ambientale simile a quella attuale. L’SN7 è invece un affioramento in cui sono stati rinvenuti sia resti di quercia, che laterizi romani, visibilmente arrotondati a causa del trasporto. Le datazioni al radiocarbonio ottenute da questo sito sono 4250±75 e 4550±75 (rispettivamente cod: Rome-545 e Rome-539); queste si presentano in forte contrasto con le età attribuite ai laterizi sopra citati. Considerando che ogni campione ha subito un forte rimaneggiamento, il fatto non sorprende, e alla posizione stratigrafica che li accomuna, è stata data una risposta di pura casualità, che non riflette quindi un’origine comune, ma probabilmente lo smantellamento di uno o più depositi precedenti. [fig. 8, fig 9]
  • SN9 (DALL’AGLIO et al., 2004); è un affioramento presente in vecchi fronti di cava presenti in sponda destra del fiume Cesano. La presenza di macroresti di Quercus sp. di varie datazioni radiometriche, ha fatto supporre una deposizione in più riprese dei sedimenti campionati. Infatti ai reperti sono stati attribuiti: cod. Rome-540, 1560±65 anni B.P.; cod. Rome-542, 1540±65 anni B.P.; cod. Rome-543, 1490±65 anni B.P.; cod. Rome-541, 1820±65 anni B.P.. Lo scostamento temporale proprio di quest’ultima non permette quindi una datazione definitiva e precisa dello strato in cui sono stati trovati. [fig. 10]









fig.1 - Ciottoli di manufatti romani arrotondati dall’azione fluviale, rinvenuti sulla sponda destra di Rio Freddo, in prossimità della sua confluenza con il fiume Cesano.

fig.2 - Resti lignei; frammenti di Quercus sp. nei pressi di Cà Mengaroni, databili radiometricamente IV-V secolo d. C.

fig.3 - Esempio di evoluzione di una piana di fondo valle, che può portare a luce un elemento organico, come le radici di un albero che ha vissuto lungo le sponde di un fiume.

fig.4 - Rappresentazione schematica dell’affioramento contenente i campioni SN1-2 (CALDERONI et al., 1991)

fig.5 - Rappresentazione schematica dell’affioramento contenente i campioni SN3-4 (CALDERONI et al., 1991)

fig.6 - Rappresentazione schematica dell’affioramento contenente i campioni SN5-6 (CALDERONI et al., 1991)

fig.7 - Rappresentazione schematica dell’affioramento contenente i campioni SN7 (da DALL’AGLIO et al., 2004)

fig.8 - Rappresentazione schematica dell’affioramento contenente i campioni SN8 (da DALL’AGLIO et al., 2004)

fig.9 - Rappresentazione schematica dell’affioramento contenente i campioni SN9 (da DALL’AGLIO et al., 2004)

fig.10