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Scheda
: 08.11.2005
: 08.11.2005

Le fasi genetiche che hanno portato all’attuale conformazione della pianura alluvionale del Fiume Cesano sono varie e complesse (cfr. Calderoni et al.,1991; >Coltorti, 1991). Il tratto vallivo in esame, ampio mediamente 2 km, presenta bordi esterni netti e rettilinei che si raccordano con versanti caratterizzati da un forte dissesto sia superficiale che profondo.

Attraverso precedenti studi effettuati sulla piana tra San Lorenzo in Campo e San Michele al Fiume, DALL’AGLIO et al. (2004) affermano che l’età di inizio della deposizione del corpo alluvionale del terzo ordine, avvenuta su un substrato reso irregolare dalla presenza di alvei sepolti e interposizione di dossi, cade oltre l’ambito di risoluzione del metodo del 14C (ca. 44.000 anni BP) e, sulla base di varie considerazioni di carattere geomorfologico, potrebbe collocarsi a 55.000/60.000 anni dal presente (Calderoni et al., 1991, Nesci et al., 1995). [fig.1]

La principale incisione sul substrato, desunta dalle stratigrafie dei numerosi sondaggi eseguiti nell’area studio (Nesci & Savelli, dati inediti), pur essendo situata a sinistra dell’alveo attuale presenta lo stesso andamento rettilineo dell’odierna tratta dell’attuale Cesano.

La deposizione del principale corpo alluvionale non avvenne per aggradazione continua ma secondo meccanismi di cut-and-fill con formazione anche di terrazzi sepolti (Calderoni et al., 1991). I depositi, prevalentemente costituiti da ghiaie con subordinati livelli e lenti sabbiose e argillose, sono riferibili a un fiume con canali intrecciati (Fb di Nesci & Savelli, 1986, 1991). La parte alta dei depositi è quasi ovunque reincisa e rimodellata; vi compaiono facies sabbioso-ghiaiose a stratificazione inclinata depositate da canali meandranti in blando approfondimento (Fs di Nesci & Savelli, 1986, 1991, Fase 5 di Coltorti, 1991), in discontinuità sui sottostanti depositi pleistocenici. L’approfondimento di alvei meandriformi, accompagnato e/o interrotto da eventi minori di aggradazione, e ben riconoscibile morfologicamente dalla presenza di ampi paleomeandri molto prossimi alla piana pleistocenica, è molto complesso e anch’esso contrassegnato da ripetuti cut-and-fill. Questo particolare comportamento ha caratterizzato gran parte dell’Olocene ed è continuato fino in età Romana.

I lavori sopra citati affermano inoltre che, sotto il terrazzo pleistocenico si riconoscono altri due ripiani di cui quello superiore è limitato esternamente da una serie di scarpate semicircolari ricollegabili a paleomeandri più stretti e con più alto indice di sinuosità di quelli prodotti dall’evento precedente. [fig. 2]

La stratificazione inclinata e le chiare strutture sedimentarie tipiche di un regime a meandri confermano l’evidenza morfologica (Coltorti, 1991).

Nei depositi verosimilmente riferibili a queste fasi che affiorano lungo il Rio Freddo, sono stati rinvenuti numerosi macroframmenti vegetali, alcuni identificati come semi e foglie di Quercus sp., che hanno fornito un’età 14C di 2970±70 anni BP, 1310-1050 cal a.C. (Rome-544). La data permette di ipotizzare una prima fase, pre-romana, in cui il fiume Cesano si presentava alquanto meandrificato, con sponde relativamente stabili, facilmente percorribili e attraversabili e ricoperte da vegetazione simile all’attuale. Alcuni affioramenti su un vecchio fronte di cava in sponda destra del F. Cesano contenevano una serie di macroresti di Quercus sp., la cui datazione ha fornito le età di 1560±65 anni BP, 420-570 cal d.C. (Rome-540), 1540±65 anni BP, 430-600 cal d.C. (Rome-542), 1490±65 anni BP, 440-650 cal d.C. (Rome-543) e 1820±65 anni BP, 90-320 cal d.C. (Rome-541). Osserviamo che tre (Rome-540, -542 e –543) delle quattro date sono statisticamente indistinguibili e forniscono un’età media ponderata di 1530±40 anni BP (430-600 cal d.C.), mentre l’età di Rome-541 è più antica di ca. 300 anni. Quest’ultima data potrebbe suggerire una deposizione in più riprese dei sedimenti campionati anche se non può essere escluso un invecchiamento dovuto al fatto che i reperti datati derivano da vegetazione superiore a lunga vita. Le quattro date suggeriscono comunque che la deposizione dei depositi dell’unità alluvionale campionata è avvenuta almeno in due riprese, circoscritte tra i secoli I e IV e V e VI d.C.

Sempre da affioramenti lungo il rio Freddo sono stati campionati frammenti, visibilmente arrotondati per trasporto, di laterizi romani associati a macroframmenti di quercia anch’essi visibilmente fluitati. Le date 14C ottenute per questi ultimi, 4250±75 e 4550±75 anni BP (rispettivamente Rome-545 e –539, che calibrano a 2930-2630 e 3370-3090 cal a.C.) sono in aperto contrasto con l’età attribuita alla ceramica. Tenendo presente che tanto i resti vegetali che quelli archeologici non erano in giacitura primaria, la discrepanza di età rivela che la loro associazione è puramente fortuita e non riflette una origine comune e quindi tanto le date isotopiche che quelle archeologiche forniscono dei termini post-quem per l’aggradazione dei sedimenti contenenti i reperti. L’associazione di materiali diacroni di circa due millenni indicherebbe un input poligenico, proveniente da smantellamento e trasporto di uno (o più) depositi precedenti. Osserviamo comunque che sono state misurate almeno quattro date 14C che indicano un intensificarsi di eventi alluvionali tra il V e VI secolo, dunque in un intervallo cronologico caratterizzato da sensibile deterioramento climatico.

A quote poco inferiori o talora corrispondenti a quelle dei depositi precedentemente descritti, si rilevano le tracce di un più recente percorso fluviale, delimitato da scarpate nette e prevalentemente rettilinee. La presenza di barre longitudinali, laterali e linguoidi ciottolose testimonia un regime a canali intrecciati (Coltorti, 1991). [fig. 3]










fig.1 - Distribuzione delle unità alluvionali pleistoceniche sup.
– oloceniche della media valle del fiume Cesano


fig.2 - Evoluzione olocenica della valle del Cesano,
secondo lo schema di COLTORTI (1997).


fig.3 - Rappresentazione tridimensionale della valle del fiume Cesano,
tra S. Lorenzo in Campo e S. Michele al Fiume.