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Scheda
: 03.11.2005
: 03.11.2005

La Tabula Peutingeriana appartiene al genere degli itineraria picta e rappresenta il più importante monumento cartografico dell'antichità. Scoperta alla fine del XV secolo dall'umanista viennese Konrad Celtes in una biblioteca di Worms e da lui rimessa nelle mani di Konrad Peutinger, un antiquario di Augusta (dal quale la Tabula deriva il suo nome), la carta è attualmente è conservata presso la Biblioteca Nazionale di Vienna. È dipinta su pergamena ed era originariamente divisa in 12 segmenti, il primo dei quali è andato perduto; l'unione dei fogli costituirebbe un rotolo lungo poco meno di 7 metri e alto 34 cm. Quanto alla sua datazione, la critica più recente è concorde nel ritenere che si tratti di una copia medievale di una carta originale dell'età romana imperiale.

Realizzata per scopi pratici, la Tabula conteneva una grande quantità di informazioni utili a chi viaggiava: circa 100.000 km di strade tracciate, 3.000 indicazioni di luoghi, disegni relativi alla morfologia del territorio e alla popolazione, oltre a numerose raffigurazioni allegoriche. A causa del formato, il disegno cartografico procede da sinistra a destra e pone l'est in alto, rappresentando l'ecumene secondo un forte sviluppo longitudinale, che lascia poco spazio ai valori della latitudine (rapporto 21:1 circa). I singoli oggetti geografici, perciò, vi appaiono stranamente disposti lungo un asse idealmente orizzontale, causando inattesi effetti di collocazione e grave distorsione di molti dei luoghi rappresentati. Per citare un solo esempio, Roma e Cartagine si fronteggiano, separate dalla sottile striscia del Tirreno. È probabile che ciò sia stato determinato da ragioni di carattere pratico: l'autore, preoccupato soprattutto di segnare le strade rispettando i rapporti tra le varie distanze, considerò il resto come accessorio, così da sviluppare solo la linea est-ovest e da ripiegare su di essa coste, corsi di fiumi e le strade che seguivano altre direzioni. Questa tecnica, che forse doveva rappresentare un tipo cartografico regolato da norme, lasciava infatti integri gli elementi itinerari riguardanti il cursus publicus dei Romani, che il documento si proponeva di rappresentare.

Venendo ad una descrizione più dettagliata della Tabula, rileviamo l’uso di ben precisi colori per indicare i vari elementi fisici (in giallo la terra, in nero i suoi contorni e la maggior parte delle iscrizioni, in rosso il tracciato stradale, in verde i mari e i fiumi, in grigio giallo e rosa le montagne) e di “ideogrammi” o “vignette” che segnalano non solo la presenza di centri abitati più o meno importanti, ma soprattutto i punti di snodo viario dai quali partivano strade secondarie non indicate sulla carta e per la sosta o per una sistemazione notturna o per il cambio dei cavalli, in funzione non tanto dei privati quanto soprattutto degli addetti al cursus publicus .

L'Italia si sviluppa per cinque segmenti (pari a 2,10 metri), con una ricchezza di informazioni geografiche ben superiore a ogni altro luogo, in modo da creare un'evidente sproporzione di rapporto rispetto ai restanti territori. Nei particolari, notiamo l'Adriatico raffigurato come una sottile striscia allungata; l'articolazione della penisola istriana distintamente individuata nelle linee generali, cosa che non sarà consueta neppure nelle carte del Cinquecento; l'assenza dell'apparato deltizio del Po, che doveva cominciare a formarsi solo più tardi, nei secoli XV e XVI; la mancanza del promontorio del Gargano, forse perché non c'erano diramazioni stradali importanti che vi penetrassero. Ma, come si è detto, lo scopo principale della Tabula era di carattere itinerario. Le strade sono tracciate in rosso, con segmenti uniti tra loro da brevi angoli o gomiti, vicino ai quali compaiono i nomi delle località toccate; ogni segmento indica, perciò, una frazione dell'intero percorso. Le distanze sono espresse in miglia, con numeri romani. I diversi percorsi stradali trovano il loro centro d'incontro e di diramazione nelle città principali: oltre a Roma, Costantinopoli e Antiochia, Ravenna e le quattro città orientali di Tessalonica, Nicea, Nicomedia e Ancyra.

Nonostante i difetti, i disegni offerti da questa carta sono assai più corretti di quelli annessi alla Geographia di Tolomeo. Eccezionale è perciò il contributo che la Tabula apporta alla nostra conoscenza della geografia antica: essa può essere giustamente considerata come una summa di quello che gli antichi sapevano del loro mondo e rivela anche quanto i Romani abbiano saputo spingersi oltre i limiti dell'Impero, nella conoscenza di luoghi e di genti con usi e costumi differenti.










Tabula Peutingeriana - centro italia

Tabula Peutingeriana - valle del Cesano