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Scheda
: 12.08.2005
: 25.09.2006

Una storia, quella dei piccoli pescatori di un tempo, legata prevalentemente alla fame, alla necessità di racimolare qualche soldo.

Il pesce, quello dei piccoli pescatori, si vendeva (capitava pure di barattarlo con un sacco di patate o altri generi alimentari della terra ferma) all'ingrosso in città, a circa cinque chilometri di distanza. Veniva trasportato con carrettini a due ruote, spinti manualmente o, in periodi più recenti, trainati con una bicicletta, dentro cesti o canestri di vinco e canna.

Per molte famiglie questo tipo di attività rappresentava l'unica risorsa disponibile, mentre per "qualche altro fortunato" significava arrotondare lo stipendio ottenuto con il lavoro stagionale presso la vicina fornace, la Sacelit o l'Italcementi. Altri, invece, per "svernare" avevano bisogno di recarsi in campagna a spigare o aiutare i contadini, soprattutto mezzadri, nei lavori dei campi.

Vi erano anche contadini pescatori, cioè rimasti coltivatori anche quando svolgevano la professione di pescatori, oppure persone, espertissime nella pesca a riva, che si svolgeva anche di notte, con la "centilèna" (lume ad acetilene), per la raccolta di cozze, cannelli e pannocchie. Fra queste numerose erano le donne, esperte nella raccolta dei molluschi lungo la secca, nella battigia o nell'acqua bassa.

La spiaggia per molti mesi dell'anno, in particolare d'inverno, era, e in qualche misura lo è tuttora, frequentata da persone alla ricerca di tronchi d'albero o ramoscelli per accendere il camino o la stufa a legna. Materiale che le acque del vicino fiume raccoglie, insieme a tante altre "robacce" abbandonate dagli uomini lungo il percorso, e trascina in mare, che poi respinge a riva durante le mareggiate.

Si racconta che durante il periodo di trasporto merci via mare, con imbarcazioni che percorrevano l'Adriatico da o per Venezia, capitava spesso di raccogliere lungo la battigia vari oggetti e materiali che le navi scaricavano perché sorprese a fare contrabbando o per improvvise tempeste che obbligavano l'equipaggio ad alleggerire il carico per evitare l'affondamento della nave.

Qualcuno racconta che nelle acque marine antistante il fiume Cesano siano state rinvenute delle anfore: alcuni sostengono che siano finite in mare per le stesse motivazioni sopra accennate, altri invece raccontano che tali anfore venissero utilizzate come recipienti dai commercianti che operavano presso la foce, i quali le depositavano lungo le sponde del fiume per una maggiore praticità, sottovalutando però i pericoli che derivavano dalle improvvise piene del fiume.

L'intreccio tra pescatori, paesani in casa nolo (abitazioni in affitto) e contadini era molto stretto, e non mancavano occasioni d'incontro per scambiarsi una parola nella stalla, o in cantina e durante le feste da ballo o le veglie che si facevano nei mesi invernali, dove la partita a carte era sempre accompagnata da apprezzate cresciole e castagnole che le donne facevano in casa, soprattutto nel periodo di Carnevale.

Altre occasioni d'incontro si avevano durante il periodo della mietitura, della vendemmia, della raccolta delle olive e della scanafogliatura delle pannocchie di granturco; quest'ultima attività, in particolare, rappresentava anche un momento di gioia per una ripassatina di belle canzoni popolari o stornelli, spesso adattate al luogo e all'occasione, che i più bravi non mancavano di rappresentare al meglio.

Capitava anche di scambiarsi i prodotti del mare con quelli della terra, spesso per necessità alimentare, altre volte solamente per amicizia o per il piacere del palato.

I pescatori portavano sardoncini (e sardelle che i contadini mettevano sotto sale in appositi barattoli di lamiera per conservarle fino all'occorrenza), cozze e frittura mista; i contadini offrivano le verdure, il pane cotto nel forno a legna e la carne di maiale (salsicce e lonza) oltre ad un buon fiasco dii vino.

Quando le necessità di sopravvivenza alimentare si alleviarono, non occorreva più effettuare il baratto e l'attività di marinaio si andava sempre più affermando, i pescatori più anziani che praticavano tale professione con i pescherecci di una certa stazza e magari in proprio, tesero sempre più a distinguersi dagli altri, anche nell'abbigliamento. Infatti coloro che avevano scelto la professione di pescatore a tempo pieno vestivano con abiti chiari, spesso portavano il berretto da marinaio con tesa sulla fronte, mentre i piccoli pescatori, e soprattutto coloro che avevano più recenti origini agricole, continuavano ad indossare indumenti simili a quelli dei contadini, e in testa portavano un berretto di panno floscio color nero senza visiera, che chiamavano valencia (basco).










Ruota per raccogliere ed attorcigliare
il filo di fibra di canapa per ottenere
le corde usate dai pescatori e contadini
Archivio personale di Oscar Pongetti


El Ghinc d' Bombi
(gli antenati del 'ghinc', con carrucola, tutto in legno, si chiamavano 'varrocchi'
Archivio personale di M. Giardini


Ancora per cappolare, 1979
Archivio personale di Oscar Pongetti


Ferro per cappole
Archivio personale di M. Giardini


Ferro per la pesca di cannelli (cannolicchi)
Archivio personale di Oscar Pongetti


Argano per cappolare
Archivio personale di Oscar Pongetti


Ferro per la pesca delle cappole (vongole), 1979
Archivio personale di Oscar Pongetti