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: 11.08.2005
: 11.08.2005
Ansé si qualcuno n' viene tajelo!
(Anselmo, se qualcuno non viene taglialo!)

Anselmo era il tuttofare nella frazione di Montalfoglio: era falegname, bottaio, arrotino e... barbiere ! I suoi arnesi non erano molto efficenti, ma soprattutto era fuori uso la sua macchinetta per tagliare i capelli. Un giorno andò da lui "per farsi i capelli" un ometto di nome Vincenzo che era noto per le sue battute spiritose. Anselmo iniziò il taglio dei capelli, ma già fin dall'inizio la macchinetta cincischiava e tagliava male. Molti dei capelli, più che tagliati, venivano strappati. Vincenzo, per non dire al suo barbiere che i capelli glieli strappava invece di tagliarglieli, disse: "Ansé, si qualcuno n' viene tajelo! ".

Hai da magnà sett' coppe d' cendra.
(Devi mangiare sette coppe di cenere)

Fino agli anni dell'immediato dopoguerra entrando in una casa di campagna era normale nella brutta stagione veder cuocere qualcosa sotto la brace. Poteva trattarsi di patate, cipolle, fave, olive, ecc. Naturalmente quando si tiravano fuori dalla brace erano cosparsi abbondantemente di cenere ma nessuno ci faceva caso: una soffiata alla meglio e via.
Ai bambini che erano un po' inesperti nell'eliminare la cenere e che quindi si lamentavano, veniva data la solita risposta "n' t' la pia', tant hai da magnà sett' coppe d' cendra" (non te la prendere, tanto devi mangiare sette coppe di cenere).
Non era certo poca se pensiamo che il coppo (in dialetto "coppa") corrisponde a circa 25 chili. Era questa una misura in uso nelle nostre zone prima dell'Unità d'Italia e serviva per pagare la decima al clero. Naturalmente facendo i debiti conti era un'esagerazione, ma una cosa è certa: di cenere ne mangiavamo tanta.

La staccia ha da gi' d'in qua e d'in là.
(La staccia deve andare da una parte e dall'altra).

Il setaccio è un oggetto ormai raro e in via di estinzione. Un tempo veniva usato dopo la macinatura del grano per separare la farina dalla crusca e dal tritello.
Posto sopra la "panara" (spianatoia) veniva spinto bruscamente avanti e indietro per far sobbalzare il macinato in modo che le parti più minute (la farina) potessero passare attraverso la fitta rete che si trovava tra due cerchi di legno mentre la rimanente parte restava nel setaccio.
Il nostro proverbio sta ad indicare che se si vuol avere qualcosa bisogna anche dare qualcosa: se si vogliono favori è necessario contraccambiare.
Insomma ci dovrebbe essere il dare e l'avere: il pareggio bilancio!.

Matto come `n croveilo.
(Nel Senigalliese: `na crinèila) (Matto come un crivello)

Il crivello che è una specie di setaccio se dovesse essere giudicato per i suoi movimenti apparentemente irregolari si direbbe che è proprio matto.
Il detto viene usato in modo bonario nei confronti di chi scherza spesso e volentieri.

N' poi paidì.
(Non può digerire)

E' detto soprattutto dei volatili da cortile, nati da poco, quando non viene dato un beccume adatto nei primi giorni di vita e quindi non possono digerire.

Quando `i contadino mangia la gallina, o sta mal `i contadino o la gallina.
(Quando il contadino mangia la gallina, o sta male il contadino o la gallina).

Peppe d' Binotti era fabbro a San Lorenzo. Un giorno andò a S. Vito a riscuotere il cottimo da Delino. Peppe arrivò poco dopo mezzogiorno e già la famiglia di Delino aveva mangiato la minestra in brodo ed al centro della tavola c'era il lesso fumante di gallina. Peppe fu invitato a sedersi ed a voler mangiare. Il fabbro restando in piedi chiese: "Chi sta male?". Delino quasi meravigliato rispose: "Nessuno. Perché?". E Peppe: "Quando `1 contadino mangia la gallina, o sta male `1 contadino e la gallina". Quel giorno il fabbro riscosse il cottimo, ma non si fermò a pranzo.

Trovà Cristo ntl'orto.
(trovare Cristo nell'orto)

Il modo di dire significa avere fortuna o comunque avere vita facile.
Chi abita in campagna dispone di un orto che cura amorosamente e che difende gelosamente. Ecco un curioso dialogo che si svolge di notte fra un ladro di cavolfiori che si trova nell'orto ed il padrone che si è affacciato alla finestra della sua camera per vedere chi è:

   Chi è giù st' orto ?
   E' n'anima senza corpo.
   Co' s' fà ntl' altro mondo?
   S' pin pel collo e s' tajen dal fondo.
   Quant' se ne salva?
   Quei bei nisciuno, quei bruti' tutti.
   Salutate `1 por mi' patre.
  Chiudet' la finestra e n' dubitate.

Rispondendo alla prima domanda, il ladro dichiara di essere un'anima, ma più avanti fa riferimento ai cavolfiori. Il padrone dell'orto continua a fare domande perché crede che le risposte si riferiscano sempre al mondo dell'aldilà, mentre il ladro parla dei cavolfiori.

Luigi Sperandini