Presentazione
Indice Generale
Bibliografia
Autori
Luoghi
Lo staff
Link
Contatti
Guida
Glossario
Motore di ricerca

 
Accesso riservato ai curatori della banca dati

Scheda
: 10.08.2005
: 23.09.2006

La raccolta delle olive veniva fatta esclusivamente a mano con lunghe scale di legno. Gli olivi erano altissimi perché a quei tempi non usava "guidarli" con la potatura ma si lasciavano crescere spontaneamente. Le olive raccolte si mettevano in appositi canestri di canna e "vénch" e, quando erano pieni, si svuotavano nelle cassette di legno. Terminata la raccolta le olive si depositavano nel pavimento del magazzino, ben distese in terra, anche per togliere le eventuali foglie rimaste nascoste tra gli acini. Le olive nere si mettevano nei sacchi pronte per essere passate sotto le pesanti ruote di pietra del frantoio. Una piccola quantità veniva riservata per il consumo familiare che consisteva nella cottura in una padella o sotto la cenere ancora calda, mentre quelle ancora verdi venivano sistemate a parte per conservarle in salamoia. Alcuni le facevano essiccare esponendole o al freddo gelido o al caldo del forno, ottenendo più o meno lo stesso risultato. Queste venivano chiamate olive strinate. Dopo la pressatura, da una apposita bocchetta fuoriusciva l'olio (extra vergine di oliva) il cui colore e sapore era (ed è) di forte attrazione. Oggi i moderni produttori di olive invitano le scolaresche ad osservare l'operazione e ad assaggiare l'olio fresco di spremitura sopra una calda bruschetta, cioè una fetta di pane abbrustolita. (All'epoca invece era uso assaggiarlo su un buon piatto "d' stocafiss"). L'olio così ottenuto, trasportato in appositi barilotti, veniva travasato in damigiane di vetro e conservato in luoghi privi di luce.

La raccolta delle olive rappresentava un qualcosa di misterioso. Soltanto chi l'ha praticata o è nato in campagna può avvertire quelle sensazioni e rivivere quell'atmosfera che iniziava a novembre per giungere fino a Natale.

L'interesse per la coltura dell'olivo, quindi, non si ferma all'aspetto economico-produttivo, per quanto rilevante esso oggi sia, ma riguarda anche gli aspetti storici e culturali. Dietro l'immagine semplice e, nello stesso tempo, antica dell'olivo e dell'olio si nascondono una quantità di miti, di simboli, di messaggi sacri e profani: la pace (si pensi al biblico "ramoscello d'olivo" nel becco della colomba inviata da Noè fuori dall'Arca), ma anche la sofferenza umana (Gesù, infatti, prega sul monte degli ulivi) e la longevità (in Africa alcuni alberi d'olivo, tra l'altro tuttora produttivi, risalgono all'epoca romana). Si pensi infine all'uso dell'olio per sconfiggere la "fatùra" (malocchio).

La raccolta delle olive cadute in terra, funzione generalmente riservata alle donne ed ai bambini perché considerata di facile mansione, era una attività che nessuno gradiva. Era un lavoro che si protraeva fino a dicembre, fastidioso perché le olive si nascondevano tra i "zupp della mesa" (zolle di terreno), tra le foglie d'olivo cadute e nell'erba che spesso era ricoperta di neve. Il freddo quindi pungeva prima le dita delle mani e dei piedi e poi si estendeva alle ginocchia per raggiungere tutto il corpo. Oggi avverto la mancanza di quel gradevole sapore e profumo d'olio di oliva, una piccola quantità del quale versata in quel "riàl" (piatto grande) d'insalata era sufficiente a far sentire la sua decisa presenza, cosa che oggi difficilmente avviene.