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Scheda
: 14.09.2005
: 14.09.2005

Dal 1950 ad oggi si è assistito ad un progressivo abbandono della campagna che, oltre a portare alla fine dell'ormai superato sistema della mezzadria, ha causato l'abbandono di molte delle case coloniche diffuse nel territorio. Nonostante ciò è ancora ben riconoscibile il tipico paesaggio mezzadrile con l'appoderamento sparso, la policoltura intensiva e le piccole aziende limitate da siepi, viottoli, fossati e filari di alberi che lo caratterizzavano; al centro di tale paesaggio vi era appunto la casa colonica, residenza del mezzadro e della sua famiglia, semplice, ma dotata di tutto il necessario per il lavoro nei campi.

La tipologia edilizia rurale è riconducibile al "tipo centro-appenninico", caratterizzato da un edificio a pianta rettangolare disposto su due piani, con corpi accessori posti sui lati più corti e la capanna distaccata; la scala è per lo più interna e spesso coincide con l'asse di simmetria degli ambienti; porte e finestre, distribuite equamente a destra e sinistra sulla facciata principale, diminuiscono di numero e dimensione sul retro. La facciata, rivolta spesso a Sud, si erge di solito sull'aia e domina il podere. Gli ambienti interni sono costituiti essenzialmente dai seguenti locali: la stalla col fienile e il deposito per gli attrezzi, collocati al piano terra e ben identificabili per gli ampi portali di accesso; la cantina posta al piano terra o ricavata in grotte appositamente scavate nel terreno e rinforzate con pareti di contenimento; la cucina, anch'essa collocata al piano terreno oppure al secondo piano; le camere da letto e gli altri ambienti residenziali posti tutti al secondo piano, dove si trovava a volte anche il granaio.

Oltre a questi ambienti ospitati all'interno del corpo principale, altri, come i depositi, i magazzini, i ricoveri per gli animali da cortile ed il forno, trovavano posto nei corpi secondari addossati ai lati dell'edificio, ed in capanne distaccate da esso.

Il pozzo è caratterizzato dalla tipica struttura esterna a capanna ed è in genere separato dall'abitazione anche se nelle sue immediate vicinanze.

Per quanto riguarda i materiali da costruzione, questi sono in funzione della loro reperibilità in zona. Sono utilizzati soprattutto i mattoni ed i blocchi di arenaria; altri materiali riscontrati, seppur raramente, sono i sassi di fiume, la terra cruda impastata con paglia e i blocchi di pietra.

Le coperture sono per lo più a due falde con rivestimento in tegole di cotto; gli architravi di porte e finestre, originariamente in mattoni a coltello o legno, risultano spesso rifatti in cemento, a causa dei terremoti che hanno interessato la zona intorno al 1930. Era anche utilizzato un rivestimento esterno in "intonachino" (intonaco sottile che proteggeva le murature lasciandone però intravedere la trama) oggi di solito non più presente, vista la sua scarsa durata nel tempo, tanto che le murature risultano spesso "faccia a vista" o rivestite di normale intonaco "civile".

La maggior parte degli edifici esaminati sono stati trovati in stato di abbandono con evidenti tracce di degrado; alcuni sono ancora utilizzati per uso agricolo ma risultano aver perso per lo più la loro funzione residenziale; altri, infine, sono stati ristrutturati per uso solo abitativo.

L'epoca di costruzione delle case coloniche trattate abbraccia, salvo qualche eccezione, un arco di tempo che va dalla metà del 1700 alla fine del 1800, tenendo conto che spesso risultano assai modificate nel corso del tempo, a causa delle necessità via via presentatesi e segnalate da aggiunte realizzate in periodi sicuramente posteriori rispetto all'impianto originario.










Campagna attorno a Cerasa, S.Costanzo.
Luciano Poggiani

Casa Sanchietti, con pozzo coperto, 1988 (Cartoceto).
Luciano Poggiani

Capanno in legno e canne (Cartoceto).
Luciano Poggiani

Pagliaio a Casa Battisti, 1989 (Cartoceto).
Luciano Poggiani

Particolare di un cancello in legno (Cartoceto).
Luciano Poggiani

Stalla (Cartoceto).
Luciano Poggiani