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Scheda
: 07.09.2005
: 29.11.2006

E’ l’antico castrum Montis Podii, infeudato nel 1428 a Guido, conte di Mirabello e luogotenente di Carlo Malatesta, dagli abati di S. Lorenzo in Campo che, pare, ne furono i primi possessori.

Nel 1431 la reggenza di Monte Porzio passò, per la sopravvenuta morte del conte Guido, ai Conti di Montevecchio e venne inserito nel Vicariato di Mondavio, di cui seguì le vicende sino al 1520, con i domini dei Piccolomini, dei Della Rovere (1474) e di Lorenzo De’ Medici (1516). Restituito da papa Leone X a Fano nel 1520 con tutto il Vicariato di Mondavio, ne seguì le sorti sino all’annessione al Regno d’Italia (1860). (N.d.r.: a parziale correzione di quanto sopra citato, si fa presente che dal 1474 al 1631 il Vicariato di Mondavio restò sotto la signoria roveresca unitamente al territorio di Senigallia e non sotto la giurisdizione di Fano, restando poi nel Distretto senigalliese fino al 1860).

SVILUPPO DI MONTEPORZIO (secoli XVI-XVIII)

Una carta topografica, rinvenuta nel palazzo dell'amministrazione di Terni (ex palazzo del duca) e disegnata nel Settecento, dal titolo "DISEGNO DEL CASTELLO DI MONTE PORTIO", è fondamentale per lo studio sullo sviluppo del centro storico. Al centro si nota il "Palazzo del Pubblico dove sta il Vicario", che fino ai tempi recenti era sede del municipio. Contigua è la chiesuola, la "Chiesa dei Signori Conti". La carta, che qui viene riprodotta all'attenzione dei lettori, mostra i "tre palazzi" cioè le case di vari e numerosi conti, che si possono individuare nell'accluso albero genealogico.

Si notano la piazza pubblica, dove è tuttora, le strade pubbliche, particolarmente la "Strada pubblica che va verso il fiume", la quale scendeva subito dietro il tempietto della "Polissena" addossato alla casa dei Catalani (già dei Benni) e la "Strada pubblica che va verso Orciano" e portava alla pieve di Sant'Angelo isolata completamente. Intorno a questo tempietto si radunava il popolo ogni sera, al suono della campanella (che esiste tuttora), per la recita del santo Rosario, pratica fatta cessare dal sindaco Annibale Pinzani farmacista. Vi erano allora due osterie, una del conte Astorre nel sito della "locanda di Tullio" e l'altra del conte Pio. Stalle, forno, loggetta, case "de Particolari" (cioè di privati o concesse dai conti ai privati), fratta "che circonda il sito occupato dal Signor Conte Camillo nella Piazza publica" completano il centro storico, ben ordinato e provvisto, aperto e sereno senza preoccupazioni militari. Nel primo Ottocento, come si vedrà più avanti, saranno fabbricate le case della via Mazzini fino all'incrocio con via Pinzani (già via Forbiciai e detta "costa del pozzo"), un terzo di quelle di questa via e parte di quelle dietro i palazzi, con la chiesa parrocchiale sempre isolata.

Lo sviluppo del paese, come si è accennato, è dovuto alla scelta dei conti di Montevecchio, cui era assai gradito il soggiorno di questo luogo, specialmente dalla seconda metà del Seicento, da quando cioè era stato tolto a loro il feudo originario del castello di Montevecchio. I nomi dei conti, già nel capitolo IX ricordati nella costruzione della chiesuola, cioè Pompeo (Camillo) di Annibale e Rinaldo di Francesco Maria II della linea di Rodolfo, si ritrovano ancora nella seguente iscrizione sotto l'orologio comunale insieme con Federico succeduto al padre Giuseppe di Camillo di Pierluigi II (= Guido): "Pompeius. Federicus. Rainaldus. / comites. Montis. Veteris. / ex cur An(no) D(omini) / MDCCXXXXIII".

Specialmente con il conte Pompeo Camillo, Monteporzio era divenuto residenza abituale dei Montevecchio. Pompeo Camillo, passato a seconde nozze con Maddalena, figlia del duca Isidoro Benedetti di Spoleto, dalla quale poi ebbe 12 figli, per soddisfare ai desideri di questa sua moglie aveva restaurato la sua villa di San Biagio presso Fano. Ma essendo quel luogo insidiato dai corsari, i conti si ritirarono nell'asilo sicuro della contea di Monteporzio.

Nel Settecento un nuovo impulso viene dato alla vita economica della contea con la concessione delle quattro fiere da parte del papa Clemente XIII in data 6 gennaio 1763, come dalla seguente Notificazione: "Si è degnata la Santità di N(ostro) S(ignore) Papa Clemente XIII felicemente regnante, con suo speciale Chirografo, in data dei 6 Gennaio 1763 di concedere al Castello di Monteporzio, di diretto dominio dell'Abbazia di S. Lorenzo in Campo, con Territorio separato, Feudo dei Signori Conti di Montevecchio, la facoltà di potere in esso fare ogni anno in perpetuo quattro pubbliche Fiere; cioè la prima il 28 Sett. e le altre negli ultimi tre mercoledì d'Ottobre con tutte le Libertà, Franchigie ed Esenzioni, che si godono in tutte le altre Fiere dello Stato Ecclesiastico, con di più l'Esenzione anco da quelle Gabelle Camerali, specialmente dell'Estrazione, alla quale non è soggetto detto Castello di Monteporzio. Sono perciò invitati tutti a concorrere nelle mentovate Fiere per prevalersi di simili Franchigie, con sicurezza di ricevere ogni più onesto e civile trattamento. Dato nel Palazzo di Monte Porzio..., Luglio 1763 ".

Per la maggiore conoscenza della vita economica del castello, specialmente in relazione alla produzione agricola, si segnalano i due volumi conservati nell'archivio comunale di Senigallia, nn. 821, 822 (acquistati recentemente): il primo è il Libro di Entrate, e d'Esito di Casa di Monteporzio dai 3 Dec. 1748, a tutto Maggio 1761 (al tempo del conte Giulio di Pompeo Camillo); l'altro, il Libro Magazzeni in Monteporzio dell'Anno 1721, a tutto l'Anno 1733 (al tempo di Pompeo Camillo).

Corona il secolo felice del Settecento la costruzione del Palazzo Montevecchio, cioè quello del duca (a sinistra guardando l'orologio), opera dell'architetto arceviese Andrea Vici, discepolo del Vanvitelli.